Secondo Steve Jobs c’è un solo social network sulla piazza: Facebook. Unico, incontrastabile, destinato a dominare il settore. Ed tutto ciò si accompagna nella mente dell’ex-CEO Apple ad una sincera ammirazione per Mark Zuckerberg e la tenacia dimostrata nel portare avanti le proprie idee.
Le parole di Steve Jobs emergono post-mortem grazie alla biografia in distribuzione in queste ore (già in vendita anche in Italia da poche ore). Le prime anticipazioni sono scaturite dall’intervista televisiva di Walter Isaacson, autore del libro, ed hanno già snocciolato molte interessanti sfaccettature della vita del fondatore Apple. Non era ancora noto fino ad oggi, però, quanto Jobs ammirasse Facebook ed il suo fondatore. I due si erano peraltro incontrati soltanto pochi mesi or sono alla Casa Bianca in occasione di una cena in presenza del presidente Barack Obama.
Steve Jobs avrebbe asserito in una delle interviste tenute con Isaacson di non voler parlare al plurale per quanto concernente il mondo del social networking: «non vedo altri oltre a Facebook. Solo Facebook, loro domineranno. Ammiro Mark Zuckerberg per non aver venduto e perché vuole costruire una compagnia. Lo ammiro molto». A Steve Jobs piace Mark Zuckerberg, ed è un giudizio personale prima ancora che imprenditoriale.
Sono queste dichiarazioni di sicuro interesse poiché fino ad oggi Apple aveva guardato con incuriosito distacco alle vicissitudini del social networking: l’approccio avviato con Ping era poco più di un esperimento e la partnership con Twitter è oggi comunque qualcosa di tanto efficace, quanto utile a tastare il polso della situazione senza rimanerne troppo coinvolti. Jobs evidentemente credeva davvero che non vi fosse possibilità alcuna di portare avanti un anti-Facebook in questa fase e dunque vi rimaneva rispettosamente a distanza procedendo su altre vie. L’approdo di Facebook su iPhone ed iPad del resto avrebbe presto sviluppato tutto il valore che l’unione tra i due mondi avrebbe potuto scatenare e nella mente di Jobs v’era quindi il rispetto per un ragazzo che, esattamente come lui molti anni prima, aveva intuito che la propria idea avrebbe dovuto cambiare il mondo. Non sono in pochi, non a caso, a vedere il Zuckerberg l’erede dell’icona di Cupertino. A modo suo, in un ambito differente, e sedendo sulle spalle dei giganti.
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