Steve Jobs non è una persona che si accontenta dei compromessi. Ai propri investitori ha sempre riconsegnato grosse soddisfazioni ed ora, in virtù dei successi del passato, guarda negli occhi gli azionisti e chiede fiducia. Apple non è un gruppo che intende costruire il successo delle proprie azioni su meccanismi di compravendita finanziaria, ed è questo un concetto su cui Steve Jobs fa pieno affidamento nell’esplicare i motivi per cui il gruppo continui ad accumulare danaro senza investimento alcuno.
Lo scorso anno il meeting con gli azionisti avvenne con evidenti toni di preoccupazione. Jobs era assente e la sua salute precaria, il che creava sconcerto in quanti volevano avere informazioni ulteriori per capire se continuare a riporre o meno fiducia nel gruppo. Ad un anno di distanza, però, Jobs è nuovamente a Cupertino e può nuovamente affrontare gli azionisti. I quali vogliono sapere una cosa su tutte: a cosa servono i 40 miliardi cash (39,82 miliardi al 29 Dicembre 2009) che il gruppo ha messo da parte grazie al flusso di denari in entrata accumulati negli ultimi anni grazie ai successi di gran parte dei prodotti partoriti dopo l’iPod?
La risposta di Steve Jobs è sibillina, ma il significato è chiaro: sebbene non scaturiscano dettagli, infatti, non saranno comunque quelli danari destinati direttamente agli azionisti. Secondo Jobs, infatti, nessun buyback e nessun dividendo potrebbero in alcun modo favorire il valore del pacchetto azionario del gruppo e quindi spendere il denaro in cassa per questo tipo di operazioni è qualcosa al di fuori delle ipotesi. Jobs, al contrario, ritiene che i 40 miliardi possano essere utili per due motivi: uno, per poter investire in operazioni ad alto rischio senza compromettere la salute dell’azienda; due, per poter effettuare importanti operazioni d’acquisto.
Nel primo caso l’obiettivo è quello di mantenere alta la pressione sulla ricerca e sull’innovazione tecnologica, permettendo così ad Apple di rimanere la lepre che la concorrenza deve inseguire (il che, però, comporta giocoforza scommesse e rischi continui). Nel secondo caso, Apple non offre dettagli, ma Jobs lascia intendere come qualsivoglia operazione sarà effettuata soltanto se si intravede la possibilità di cambiare realmente gli equilibri di mercato. E con 40 miliardi, la cosa è certa, le opportunità sono grandi e di grande prospettiva.
Interessanti gli occhiolini strizzati alla concorrenza. Nessuna polemica con Eric Schmidt, innanzitutto: Jobs giudica corretto il suo comportamento e le dimissioni giunte nel momento cruciale della rottura dei rapporti tra le due aziende. Inoltre Jobs apre ad ogni possibile alleanza: «tutto è possibile se c’è alla fine un possibilità di guadagno concreta». Una frase senza oggetto e di per sé priva di valore particolare, ma se un giorno fossero confermate le ipotesi di accordo con Bing per la ricerca mobile su iPhone allora una frase passata quasi inosservata potrebbe diventare la chiave del futuro di un gruppo che, grazie all’iPhone, sta per concentrare sempre di più nel mobile i propri destini.