Durante le indagini iniziate nel 2006 dalla SEC (Securities & Exchange Commission) sul caso stock options di Cupertino, Steve Jobs disse che nel 2001 si sentiva poco stimato dal consiglio di amministrazione di Apple.
Questa dichiarazione è emersa recentemente grazie a Forbes che ha pubblicato molti dettagli sul caso stock options che travolse Apple negli anni scorsi.
Proprio a causa di questa mancanza di stima, Jobs decise di chiedere 7,5 milioni di azioni come riconoscimento del lavoro svolto e per arginare le perdite dovute all’esplosione della bolla finanziaria legata alla new economy. Proprio quei soldi si sarebbero poi rivelati retrodatati.
Il CEO di Apple spiegò che non si sentiva apprezzato abbastanza per il suo lavoro e per quel motivo chiese a loro un riconoscimento in denaro.
Raggiungere un accordo in merito fu però difficile e solo verso la fine dell’anno Jobs ottenne il riconoscimento desiderato.
I pacchetti azionari nel frattempo erano cresciuti di valore, da qui la necessità di retrodatarli per avvicinarli al valore di quando era stata avanzata la richiesta. Per portare a termine la procedura poco chiara furono modificati anche alcuni verbali dei precedenti incontri del consiglio d’amministrazione.
Steve Jobs spiegò di essere venuto a conoscenza della falsificazione dei verbali solo quando la faccenda era ormai diventata di dominio pubblico.
Alcuni analisti sospettano che il CEO di Apple fosse in realtà al corrente della vicenda e volesse tenersi al riparo da eventuali controlli.
Le indagini hanno però dato ragione alla linea difensiva sostenuta da Steve Jobs e da buona parte della società, che si è posta subito a difesa del suo CEO.