Steve Jobs non smette di far parlare di sé con materiale inedito, a quasi un anno dalla sua scomparsa. Nel 1984, la celebre rivista Rolling Stone inviò il fotografo Norman Seef per un servizio dedicato a Steve Jobs e al suo Macintosh, da cui nacque la famosa foto del co-fondatore di Apple in padmasana, con la sua “creatura” tecnologica in grembo. Oggi, lo stesso fotografo ha inviato due scatti inediti tratti proprio da quel servizio, raccontando un po’ quella giornata speciale passata in compagnia di Jobs.
Norman Seef spende parole dolci per l’ex CEO di Apple, spiegando che ogni minuto che passava in sua compagnia serviva a farlo mettere sempre più a suo agio, tanto da sembrare un servizio fotografico a un adolescente troppo cresciuto.
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Senza neanche accorgersene, ha aggiunto, si ritrovò a fare un centinaio di scatti all’iCEO. Un vero e proprio visionario, come racconta su Retronaut:
«Steve è stato un vero visionario. Essere visionari vuol dire possedere la facoltà intuitiva di vedere oltre gli orizzonti delle attuali possibilità. È un potente riflesso di un’immaginazione non costretta dai confini della quotidianità. Era davvero intollerante con le persone che gli dicevano “non può essere fatto”. È qui che è emersa la sua dittatoriale irragionevolezza ma, alla fine, è riuscito a ottenere ciò che desiderava e che tutti consideravano impossibile. Steve ha reso l’impossibile, possibile.»
Un adolescente nel corpo di un adulto, in definitiva, che ha conservato la fantasia tipica dei bambini per farne grandi progetti e rivoluzionare il mondo dell’elettronica. Un genio, spesso dai modi bruschi, immortalato per sempre nella sua essenza dall’obiettivo del fotografo.