Steve Jobs fu arrestato nel 1975 dalla polizia di Eugene, nello stato dell’Oregon. È quanto emerge dalla documentazione entrata in possesso di Wired e relativa al Security Clearance Questionnaire compilato dall’ex iCEO di Cupertino alla fine degli anni ’80, un documento con il quale si richiede alle autorità americane di non rivelare informazioni personali o potenzialmente dannose.
In sintesi, a Jobs fu contestata l’infrazione dei limiti di velocità mentre si trovava alla guida, con un’ammenda di circa 50 dollari che il co-fondatore Apple tardò a versare. Alcuni agenti lo fermarono per accertarne l’età (all’epoca vent’anni) e verificare che non si trattasse di un minorenne in possesso di alcolici. Durante il controllo venne alla luce la multa non pagata, così da portare all’arresto. Dopo aver saldato il debito, l’imprenditore di Cupertino tornò immediatamente in libertà.
Nel questionario, datato 1988, si parla anche dei timori relativi al possibile rapimento di una figlia illegittima, che avrebbe potuto metterlo nella condizione di essere vittima di un ricatto, oltre che dell’utilizzo di sostanze stupefacenti. Steve Jobs racconta in particolare di aver assunto LSD dalle dieci alle quindici volte nel periodo compreso tra il 1972 e il 1974, sempre in solitaria e senza coinvolgere altre persone, definendo l’esperienza come in grado di cambiare positivamente la propria vita.
Se il rapporto con le droghe del CEO in età giovanile non è mai stato un mistero, i dettagli sul breve arresto emergono soltanto oggi. Chissà se gli sceneggiatori impegnati nella stesura dei copioni ne terranno conto per i due film in arrivo a lui dedicati.