Nonostante Apple abbia cercato di vietare la vendita dell’action figure di Steve Jobs, il pupazzetto dell’iCEO risulta perfettamente legale in molti stati USA e in altrettante nazioni del mondo. Così come ampiamente ipotizzato, il nome “Steve Jobs” non è un marchio su cui Cupertino può avanzare alcun diritto.
Il tutto ha avuto inizio la scorsa settimana, quando In Icon, una società di produzione asiatica, ha aperto i pre-ordini di quella che rischia di essere la riproduzione più fedele di Jobs. In soli 30 cm di altezza, poco più di una Barbie, il pupazzetto riporta ogni caratteristica fisica del compianto fondatore di Apple, vestiario completo.
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Qualche giorno dopo dalla messa in vendita, 99 dollari tramite i canali ufficiali, la Mela è intervenuta comunicando un “cease and desist” alla società responsabile della fabbricazione, ottenendo tuttavia un nulla di fatto. Per prima cosa, ogni diritto su Steve Jobs apparterrebbe alla famiglia e non alla sua azienda. Poi, il CEO targato mela per antonomasia è tutto fuorché un brand di Cupertino.
«Il tentativo di Apple di bloccare il bambolotto è inutile. Non sarà nemmeno in grado di fermare altri dall’usare il nome di Steve Jobs perché, sorprendentemente, il termine non appare nella lunghissima lista di marchi registrati dalla società.»
Queste le parole di PaidContent, testata che ha seguito a fondo la vicenda. Nel frattempo, la chiacchierata riproduzione ha fatto capolino sulle pagine eBay a stelle e strisce, con numerose inserzioni. I primi esemplari tramite i canali ufficiali, invece, dovrebbero essere spediti entro la prima settimana di febbraio. Il percorso di In Icon, tuttavia, potrebbe presto trovare i primi ostacoli: i Dignitarian Posthumous Personality Rights, i diritti accordati alle celebrità anche dopo la morte, sono approvati in un gruppo considerevole di stati americani.