Dalla biografia ufficiale di Steve Jobs, in arrivo nelle librerie proprio in questi giorni, emergono dettagli finora rimasti celati riguardanti la vita dell’ex CEO Apple. Si è parlato ieri della vicenda che lo ha portato alla collaborazione con gli U2, mentre oggi spunta in Rete un passaggio relativo alla sua malattia.
Stando a quanto scritto da Walter Isaacson nel volume, Jobs rifiutò di sottoporsi all’intervento chirurgico per la rimozione del carcinoma subito dopo la diagnosi, optando per cure meno invasive e alternative, come diete particolari e agopuntura. I medici, così come alcuni tra i suoi più stretti collaboratori e familiari, tentarono invano di convincere il numero uno della mela morsicata, che preferì però rinviare l’asportazione del pancreas suggerita per favorire il processo di guarigione.
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Alla base della decisione, la precisa volontà di provare in tutti i modi ad evitare un’operazione rischiosa ma purtroppo necessaria, tanto che nove mesi più tardi l’imprenditore di Cupertino dovette arrendersi all’evidenza e acconsentire all’intervento. Un lasso di tempo che ha portato alle conseguenze oggi ben note, peggiorando il quadro clinico dell’iCEO fino al decesso avvenuto il 5 ottobre.
In merito al rapporto di Steve Jobs con la morte, Isacsson scrive che il fondatore Apple non aveva un’idea precisa di cosa lo avrebbe atteso. Secondo quanto confidato nelle ultime interviste, non aveva alcuna certezza sull’aldilà: “C’è una possibilità su due che un Dio possa esistere veramente”.