La morte di Steve Jobs ha letteralmente catalizzato le attenzioni dei media, attirando le curiosità anche di coloro che sono lontani dal mondo di Apple. Tra messaggi di cordoglio e social network intasati di nostalgici ricordi, sembra che il mondo voglia continuare ad amare l’iCEO, a scoprirne la vita affascinante e a cantarne le gesta rivoluzionarie, almeno in termini di tecnologia. Sarà forse per questo motivo che la biografia ufficiale, prevista inizialmente per novembre subirà un’accelerata sui tempi: negli Stati Uniti sarà disponibile già dal 24 ottobre.
Il libro, scritto da Walter Isaacson e approvato dallo stesso Jobs, ripercorre l’intera esistenza del fondatore di Apple, fino a un’ultima intervista dello scorso agosto dove, a quanto pare, l’iCEO avrebbe affermato di essere consapevole di aver poco tempo da vivere. Complice anche il triste evento, la biografia ha ricevuto un numero incredibile di prenotazioni su Amazon, uno dei canali ufficiali di distribuzione assieme, ovviamente, a iBookstore.
Ma non sono tutte notizie di sentito cordoglio quelle che provengono da oltreoceano. A rovinare il momento di raccoglimento è la Westboro Church, la piccola chiesa battista nota al pubblico per i suoi estremismi, ripresi in molteplici film e documentari giunti anche a noi in Italia. Secondo i rappresentanti religiosi della Westboro, tristemente famosi per i loro picchetti dai toni volgari, Steve Jobs sarebbe un’incarnazione del diavolo e, per questo, degno della dannazione eterna. Gli adepti promettono di disturbare a suon di cori e picchetti le commemorazioni funebri, anche se ancora non si hanno dettagli precisi su una possibile cerimonia pubblica.
Non è la prima volta che la Westboro Church viola il dolore di pubbliche esequie: proprio quest’anno, infatti, i religiosi hanno cercato di rovinare i funerali dell’attrice Elizabeth Taylor, accusata a loro dire di essere nientemeno che una meretrice di Satana. La chiesa, che lo scorso anno ha minacciato Lady Gaga di farle patire le fiamme dell’Inferno con un incendio ben più terreno, è diventata una vera e propria piaga mediatica d’oltreoceano, una presenza pressante e verbalmente violenta, onnipresente a qualsiasi evento ripreso dalle telecamere. Oltre alle celebrity, la vittima prediletta delle loro azioni è la comunità omosessuale statunitense. Dal punto di vista legale, pare che questi disturbatori in cerca di fama non possano nemmeno essere fermati, perché, dopo essersi appellati alla Corte Suprema la scorsa primavera, è stato riconosciuto loro il diritto di manifestare in nome del Primo Emendamento.
Margie Phelps, la più agguerrita delle westboriane, ha lanciato inoltre i suoi strali via Twitter, esprimendo felicità per la morte di Jobs perché avrebbe insegnato il male al mondo. Peccato che per rendere note le sue maledizioni la Phelps abbia usato proprio un iPhone.