STMicroelectronics, società italo-francese leader europeo nei chip, ha comprato per 1,55 miliardi di dollari le attività di Nxp nella telefonia, attività che verranno integrate con quelle analoghe di STM.
Nxp è la società autonoma in cui sono confluite un paio di anni fa le attività nei semiconduttori scorporate da Philips.
La nuova società che nasce stima ricavi per 3,1 miliardi di dollari, con un Ebitda di 300 milioni (9,6% del fatturato) e un Ebit di 200 milioni (6,4%). Più o meno il peso delle attività apportate dai due partner si equivale (1,4 miliardi di dollari di ricavi da STM, 1,6 miliardi per Nxp), così come si equivalgono i livelli di redditività. STM possiederà l’80% della nuova società e i risultati saranno consolidati nei suoi bilanci.
Non vi è dubbio che il prezzo pagato sia caro. Lo fanno notare diversi analisti tra cui François Meunier, analista di JP Morgan Cazenove:
le attività di Nxp, compreso il debito, sono state valutate 1,5 volte il fatturato previsto per il 2008, contro una media del settore di 1 volta. Inoltre il prezzo corrisponde a 23 volte l’Ebit, contro una media di 8 volte.
Bisogna poi considerare che STM inietterà nella nuova joint-venture anche 350 milioni di dollari di mezzi freschi, mentre Nxp verserà solamente 50 milioni.
La recente storia borsistica del titolo STM è una valle di lacrime: nel 2007 ha perso il 30% e dall’inizio di quest’anno è sotto di un altro 30%.
Non migliore è la situazione in America dove il titolo è si molto seguito, ma ha perso nell’ultimo periodo quasi il 22%, esattamente quanto l’indice di riferimento dei semiconduttori di Filadelfia.
È l’ennesima verifica che la bestia nera di STM è il dollaro e la sua debolezza, infatti la società ha un’alta percentuale di costi in euro e di ricavi in dollari.
In quest’ottica si inserisce l’accordo con Nxp, che avendo basi produttive in Malaysia e nelle Filippine sposta i costi dall’euro alle divise orientali.
Dal punto prettamente strategico STM si rafforza nella produzione di chip per la telefonia cellulare di base, le cui vendite nel 2007 sono rimaste comunque buone anche con l’avvento di telefonini di ultima generazione.
I broker credono nel titolo, confermando la raccomandazione “buy” con target price a 9,5 euro per azione, ma ormai è chiaro che tutto dipenderà da un riequilibrio del cambio euro/dollaro.