Con questo portatile, presentato al pubblico la prima volta nel Maggio 2001, Apple definisce chiaramente quello che sarà stilisticamente il linguaggio comune per tutti i suoi successivi modelli: vengono abbandonati i colori vivaci assieme alle forme curve e sinuose, con un taglio netto.
Il design da quel momento sarebbe stato interpretato come essenzialità e minimalismo.
La superficie in policarbonato dal colore neutro sarebbe diventato caratteristica dei modelli consumer, mentre per le macchine professionali venne scelto l’alluminio anodizzato. Questo fu un passaggio chiave per quanto concerne la nascita di un family feeling a cui oggi siamo tanto abituati.
L’iBook era veramente comodo per essere trasportato (2,2 kg di peso) e “maltrattato” in zainetti o tracolle improbabili, sopporta benissimo il lifestyle urbano, nonostante il case bianco lucido potesse sembrare particolarmente delicato. Ottima la durata della batteria e il trasformatore a “disco volante” che è, a mio avviso, ancora imbattuto in quanto a maneggevolezza.
L’innovativo sistema di incernieramento del monitor allo chassis (a “L”) permetteva di ridurre lo spessore del profilo. Questa soluzione sarà impiegata su tutti i successivi laptop di casa Apple.
Il top della gamma iBook aveva l’unità ottica combo con masterizzatore e lettore DVD, 128 Mb di RAM e 10 Giga di spazio disco. Lo schermo di elevata qualità era un piccolo TFT a matrice attiva da 12,1 pollici ( risoluzione massima 1024×768) a cui era dedicata una scheda video della ATI da 8 Mb VRAM.
La connettività era garantita da due porte USB 1.1 , una porta FireWire 400, un’uscita video e una porta Ethernet. La scheda Airport era opzionale (ma consigliata!).