Joseph Nicéphore Niépce, ricercatore francese, è l’uomo chiave nell’invenzione della fotografia: dapprima interessatosi alla litografia, e con l’obiettivo di perfezionarla, Niépce ricercava un metodo che permettesse alla luce di imprimere le immagini.
Dopo alcuni esperimenti eseguiti con il cloruro d’argento, che non condussero ai risultati desiderati, Niépce, nel 1822, virò verso un prodotto completamente differente, il bitume di Giudea, un tipo di asfalto, dopo aver notato le sue proprietà fotosensibili: il primo esperimento riguardò un’incisione del cardinale Georges d’Amboise, che soddisfò Niépce e pose le basi dell’eliografia, antenata più diretta della moderna fotografia.
Nel 1829 Niépce firmò un contratto di collaborazione di 10 anni con un pittore parigino, Louis Daguerre, conosciuto due anni prima a Parigi: morto nel 1833, il ricercatore francese non riuscì tuttavia a completare i suoi studi e a vedere realizzato a pieno il frutto del suo lavoro, che fu portato avanti dal pittore e che portò alla dagherrotipia, una nuova tecnica fotografica per lo sviluppo di immagini non riproducibili.
Nonostante i passi fondamentali siano stati compiuti nel XIX secolo, gli sviluppi più significativi risalgono al secolo scorso ma questo sarà parte del prossimo articolo.