Il cambio di strategia di Apple pare abbastanza chiaro: diminuire il prezzo di ogni singolo dispositivo iPhone venduto (con conseguente diminuzione dei ricavi per unità acquistata dall’utente) per far diventare l’apparecchio ultra-tecnologico della compagnia un oggetto di grande utilizzo e diffusione.
A dir la verità non lo diciamo solo noi, quanto gli analisti di Wall Street, per nulla preoccupati di questa nuova mossa che secondo gli osservatori non porterà alcun effetto negativo (anzi) sui bilanci della società.
Ecco pertanto che la decisione, annunciata dallo stesso chief executive officer, Steve Jobs, di tagliare il prezzo dell’iPhone 3G a circa metà di quanto applicato al modello originale, non pare tanto un declassamento di immagine del prodotto, quanto un’aggressiva azione per invadere in grande quantità il mercato, uscendo fuori dal recinto degli smartphone.
Aggiungiamo anche un’altra osservazione: Apple ha agito d’anticipo sulle richieste della clientela, visto che in effetti, a ben vedere, i ricavi derivanti dai contratti firmati dai partner telefonici della Apple (come AT&T) non stavano subendo certo dei momenti di instabilità. Questo avrebbe potuto garantire ad Apple una buona penetrazione nel mercato anche con i prezzi elevati del vecchio modello, senza necessità di riduzioni di prezzo al consumatore.
Apple ha invece giocato pesante, spostando l’ago della bussola dagli elevati profitti per singolo dispositivo (500 dollari secondo le analisi della Sanford Bernstein) a dei profitti medi (secondo la stessa Sanford Bernstein, circa 350 dollari) per un volume più elevato di prodotti venduti.
Nei prossimi mesi vedremo se la nuova mossa di Apple darà i frutti sperati.