I Mondiali di Calcio in Brasile sono i più digitali che la storia del calcio abbia mai vissuto: si controllano formazioni da smartphone e tablet, si ricevono notifiche in tempo reale su quel che succede a San Paolo grazie alle più svariate app e, soprattutto, si guardano le partite in streaming. Ma quel che oggi pare scontato, quasi dovuto, è invece frutto di decenni di sperimentazioni. Dove porteranno?
I grandi eventi sportivi, quali appunto la Coppa del Mondo o le Olimpiadi, sono sempre un ottimo banco di prova per nuovi standard di trasmissione dei media. Basti pensare, ad esempio, come già ai tempi di Italia ’90 si sperimentarono delle prime trasmissioni in HD, grazie al satellite Olympus-F1, sistema poi abbandonato per i costi di compressione digitale e per la necessità di un ricambio di televisori nella popolazione, avvenuto soltanto 20 anni più tardi. Di seguito, alcune delle tappe fondamentali di questo processo.
1994-2006: l’impero incontrastato della TV
Fatta eccezione per l’esperimento in HD durante Italia ’90, i successivi appuntamenti con i Mondiali di Calcio non hanno portato a grandissime innovazioni sul fronte della fruizione delle partite. E, soprattutto, la Rete ne è rimasta a lungo privata, nonostante già dagli inizi del 2000 alcune tecnologie ne avrebbero potuto garantire lo sfruttamento. Sia per la Coppa del Mondo in USA nel 1994 che la successiva in Francia nel 1998, la TV in diretta è stata praticamente l’unica opzione perseguibile. Le trasmissioni, ancora abbondantemente in analogico, non trovavano corrispettivi online, se non qualche sparuto sito di aggiornamento testuale – o al limite fotografico – per Francia ’98. Va ovviamente considerato come, almeno in Europa, gran parte delle connessioni avveniva con modem analogici – gli storici 56k – quindi la possibilità di fruire di video rimaneva comunque remota. Quasi del tutto assenti, poi, le possibilità di registrazione e replay: il supporto di memorizzazione d’elezione era l’ormai defunta videocassetta, non proprio il mezzo di registrazione più indicato per una partita di calcio data la bassa risoluzione.
Tutto inizia a cambiare dal 2002 in Corea del Sud e Giappone, ma soprattutto con i mondiali tedeschi del 2006, quelli che hanno incoronato l’Italia vincitrice. La prima occasione è stata utile all’affermazione dei dispositivi di registrazione digitale, spinta dalle differenze di fuso orario con i mercati televisivi – Europa e America del Sud – dove il calcio è più seguito. Fra tutti, ReplayTV e i primissimi TiVo, dei set-top-box “intelligenti” ma non ancora completi sostituti del videoregistratore. Nel 2006, solo quattro anni dopo, la TV digitale ha invece iniziato la sua inarrestabile corsa: grazie al digitale terrestre, negli anni successivi diventato obbligatorio in tutto il Vecchio Continente, e ai primi soffi di banda larga, non sono mancate le sperimentazioni di streaming sul Web. E anche le trasmissioni in un timido HD, tutte ad appannaggio delle emittenti satellitari.
2010-2014: il Web protagonista
È con i mondiali in Sudafrica, però, che il Web diventa davvero protagonista, iniziando a rosicchiare terreno all’egemonia televisiva. La banda larga ormai ampiamente diffusa, l’avvento di smartphone, tablet e connessioni 3G, hanno reso il mondiale un prodotto da usufruire anche in Rete. Un “anche” non a caso, perché più che strumento indipendente per godere dei mondiali, Internet e i suoi dispositivi sono stati visti come dei prodotti da affiancare alla normale TV. D’altronde, poche in Europa le emittenti pronte a fornire uno streaming ufficiale delle partite, la presenza online è stata piuttosto garantita da video non ufficiali, sia in diretta che on demand, proposti dagli stessi utenti non sempre rispettando le leggi sul copyright.
Con l’odierna kermesse in Brasile, invece, l’offerta si è differenziata. Non si può dire che la TV non sia in crisi: gli utenti vogliono fruire di contenuti online, qualunque essi siano, si veda il successo di piattaforme di streaming come Netflix e Spotify. E vogliono poterne usufruire anche in auto, in viaggio o comodamente seduti in un parco, estraendo smartphone e tablet dal taschino. Le opportunità di streaming non mancano di certo, soprattutto per quanto riguarda le emittente estere, mentre in Italia il mercato è ancora timido. RAI propone le partite di cui ha acquistato i diritti sul suo portale Rai.tv, purché viste con IP italiano, SKY invece le offre agli abbonati con SkyGo oppure a pagamento sul neonato SKY Online. A proliferare, però, sono sempre siti e link di provenienza non ufficiale.
2018-2022: addio TV
Le future manifestazioni per la coppa del Mondo, quelle previste in Russia e in Qatar, saranno quelle che probabilmente sanciranno la morte ufficiale del mezzo televisivo, almeno così come lo si è conosciuto fino a ora. I mondiali saranno quasi esclusivamente mobile, grazie alla piena affermazione delle reti LTE e delle successive specifiche di connessione. La TV resisterà solo per la visione in 3D e in Ultra HD 4K degli eventi, ormai consuetudine on ogni casa, e c’è già chi preannuncia per il 2022 il sogno di molti: le partite olografiche in diretta da ogni salotto.