Street View di nuovo nei guai. Il servizio messo a disposizione da Google per la mappatura a livello stradale dei territori finisce nuovamente al centro delle polemiche, ancora una volta per via della cosiddetta pratica del wardriving. Una questione di cui si è parlato più volte in passato, che vede in questi giorni la FCC (Federal Communications Commission) sanzionare la società con una multa pari a 25.000 dollari.
Un esborso economico che di certo non metterà in ginocchio le casse del gigante di Mountain View (ottimi i risultati finanziari presentati la scorsa settimana), comunque importante per comprendere come la vicenda abbia creato ai vertici di bigG più di qualche grattacapo.
Ma andiamo con ordine: nel 2010 Google rese sono di aver involontariamente salvato informazioni sulle reti WiFi senza protezione incontrate lungo il cammino delle Google Car, ovvero quelle automobili dotate di fotocamere che si occupano di scattare le immagini destinate a Street View. Un’attività che, ovviamente, ha fatto storcere il naso ai tutori della privacy. La multa ufficializzata oggi sulle pagine del Wall Street Journal non è strettamente legata a questo fatto, bensì all’aver “deliberatamente impedito e ritardato” le indagini su quanto accaduto.
Negli Stati Uniti il gruppo è stato riconosciuto dai giudici non colpevole per aver immagazzinato informazioni e dati sensibili, mentre in Europa il tutto è ancora in discussione presso le aule legali di alcuni paesi. Google, dopo aver ammesso il proprio errore, ha dichiarato che il codice del software utilizzato dalle Google Car è stato ripulito in modo tale da interrompere qualsiasi pratica di wardriving.