Le apparecchiature fotografiche equipaggiate dalle Google Car di Street View sono affiancate da sensori e rilevatori in grado di misurare le sostanze inquinanti presenti nell’aria, come parte di un test condotto nella città californiana di Oakland. Si tratta di una partnership che vede coinvolte, insieme a bigG, le università di Washington e del Texas, oltre alla British Columbia e un istituto di Utrecht.
La documentazione relativa al progetto è stata pubblicata sulle pagine della rivista Environmental Science and Technology. Ne emergono tutti i vantaggi legati a un approccio di questo tipo nello studio del rapporto tra le attività che si svolgono in città e l’inquinamento che ne deriva. Anzitutto, risulta chiaro come la concentrazione delle sostanze dannose per l’essere umano e per l’ambiente possa variare in modo significativo anche a brevi distanze, talvolta all’interno dello stesso quartiere. Se ne può dunque dedurre che per ottenere una fotografia precisa e dettagliata della situazione i metodi tradizionalmente impiegati per le rilevazioni non siano efficaci, anzi, talvolta possono risultare fuorvianti.
Una classica centralina è infatti solitamente chiamata a coprire una superficie pari a 200-250 chilometri quadrati, un’area molto estesa e all’interno della quale si possono verificare diverse criticità. Solo un’analisi più capillare, come appunto quella condotta dalle Google Car che effettuano una misurazione ogni 10 metri, può generare una mappa fedele alla realtà, indicando quali siano i punti che maggiormente necessitano di un intervento, fornendo così indicazioni puntuali alle istituzioni e agli amministratori locali. Le sostanze rilevate dai sensori sono carbonio, ossido e diossido di azoto.
Il progetto richiama alla mente quello messo in campo un paio di anni fa, in partnership con la startup Aclima, finalizzato proprio al monitoraggio della qualità dell’aria nei centri urbani mediante l’impiego delle Google Car. Allora l’iniziativa aveva interessato le strade della città di San Francisco.