È settembre. Ricominciano le scuole. Le aule si riempiono di studenti che fino a pochi giorni prima hanno trascorso le loro giornate in spiaggia, davanti alla TV o a spasso con gli amici. Il rientro può non essere semplice, per qualcuno addirittura traumatico. A volte, reggere fino al termine della giornata senza un calo d’attenzione può costituire una vera e propria impresa.
Lo sa bene il professor Wei Xiaoyong che insegna materie scientifiche alla Sichuan University, nella città cinese di Chengdu. Sua l’idea di sviluppare un software che, basandosi su un algoritmo di riconoscimento facciale, è in grado di identificare gli studenti annoiati. Non per punirli o richiamarli a sé, ma per raccogliere feedback utili a migliorare il proprio approccio alla lezione. In altre parole, al contrario di quanto avviene nella maggior parte delle classi di tutto il mondo, l’insegnante è partito dal presupposto che se i ragazzi seduti di fronte a lui non lo seguono, forse non si tratta di una loro mancanza, ma della propria incapacità a comunicare in maniera efficace e sufficientemente stimolante.
Correlando questo tipo di informazioni al nostro modo di insegnare, basandoci su una timeline, è possibile sapere quando si ha l’attenzione degli studenti e quando la si sta perdendo. A quel punto ci si può chiedere se è un buon metodo per spiegare un determinato argomento e se va bene per quella classe.
Il sistema è stato ribattezzato Face Reader e, secondo Xiaoyong, potrebbe essere impiegato anche in altri ambiti, differenti da quello scolastico. Nella psicologia, ad esempio, per rilevare in maniera immediata le espressioni facciali dei pazienti o in tutte quelle situazioni in cui si intende rilevare in maniera scientifica uno stato d’animo o emozionale. Da accertare eventuali implicazioni legate alla privacy: dopotutto si tratta del monitoraggio costante di ragazzi all’interno di un ambiente, quello scolastico, che per definizione li dovrebbe tutelare in ogni modo possibile.