I suicidi di giovani teenager negli Stati Uniti sarebbero aumentati nel corso degli ultimi anni, in particolare in concomitanza al rilascio di “Tredici”, popolare serie Netflix. È quanto svela uno studio pubblicato sul Journal of American Academy of Child and Adolescent Psychiatry e condotto da alcuni atenei a stelle e strisce, sebbene la ricerca non sia in grado di dimostrare una diretta correlazione tra la produzione del colosso di streaming e l’aumento del tasso di suicidi fra gli adolescenti.
Secondo quanto reso noto, il tasso di suicidi nella fascia dai 10 ai 17 anni sarebbe cresciuto esponenzialmente nel corso degli ultimi tempi, raggiungendo la cifra più alta negli ultimi diciannove anni. Il numero maggiore di casi si sarebbe registrato poco dopo la pubblicazione della serie targata Netflix, sebbene al momento non sia stata dimostrata un’inequivocabile connessione tra “Tredici” e l’aumento dei suicidi.
I dati si riferiscono al 2017, il primo anno di disponibilità degli episodi sulla piattaforma di streaming. Secondo i ricercatori, nel mese di aprile dello stesso anno – poco dopo la release dello show – vi sarebbero stati 195 suicidi in più rispetto a quanto effettivamente atteso dalle stime sull’anno precedente. Il tasso di suicidi per aprile 2017 è di 0.57 individui per 100.000 persone, circa il 30% in più dello stesso periodo di riferimento dei cinque anni precedenti, nonché cifra più alta degli ultimi 19 anni.
Secondo il ricercatore Jeff Bridge, il quale ha analizzato i dati forniti dai Centers for Disease Control and Prevention on Deaths in Americans, lo show in streaming potrebbe aver influenzato i più giovani, proprio perché incentrato sul suicidio. Allo stesso modo, però, questa affermazione non può essere dimostrata: come lo stesso esperto sottolinea, non vi è modo di sapere se i teenager deceduti abbiano visto o meno la serie.
È utile ricordare come Netflix abbia adottato delle specifiche misure per proteggere i suoi spettatori, sia con degli avvisi su alcuni episodi che con l’apertura di un apposito sito negli Stati Uniti, nonché con dei messaggi di supporto dagli stessi autori. Ancora, come riporta un aggiornamento dell’Associated Press pubblicato sul Boston Globe, la società ha voluto sottolineare come lo studio in questione fornisca dei risultati in contrasto con una ricerca pubblicata la scorsa settimana dall’Università della Pennsylvania: gli spettatori della seconda stagione di “Tredici”, infatti, avrebbero meno pensieri suicidi rispetto al resto della popolazione.
Abbiamo appena visto lo studio e stiamo analizzando la ricerca. Questo è un argomento di importanza critica e lavoriamo duramente affinché questo problema sia gestito in modo responsabile.
Sui social network, nel frattempo, è scattato un fitto dibattito: alcuni richiedono forti limitazioni di visione per simili show da parte degli adolescenti, con processi di verifica più severi dell’età dello spettatore, altri sottolineano come le accuse non siano fondate, poiché il tema della possibile influenza è già stato affrontato negli ultimi decenni nell’universo dei videogiochi senza effettivi esiti.