Una denuncia presentata presso la Direzione Generale della Concorrenza e del Mercato della Commissione Europea costringerà la massima autorità antitrust dell’Unione ad occuparsi del caso Telecom Italia. La denuncia è controfirmata dall’Associazione Anti Digital Divide ed intende avanzare una richiesta di 200 milioni di euro a riparazione del danno causato dall’azienda all’utenza italiana. Prima di analizzare nei dettagli la questione (della quale l’Associazione Anti Digital Divide ci ha fornito ogni specifica), va sottolineato l’excursus che la denuncia dovrà attraversare prima di ottenere un qualsivoglia esito: entro 60 giorni la Commissione dovrà comunicare se la denuncia è stata accettata o se è necessario richiedere un’integrazione delle informazioni presentate; in caso di semaforo verde l’indagine verrà ufficialmente aperta.
I dettagli dell’accusa sono chiaramente esplicati nel documento di denuncia presentato. Dopo una presentazione della situazione italiana – a seguito della caduta formale del monopolio statale nel settore della telefonia – si pone l’accento sulle due seguenti problematiche:
- «L’unico operatore italiano, attualmente, in grado di investire in infrastrutture e che esercita il controllo pressoché totale della rete e delle connessioni Adsl in Italia, TELECOM ITALIA S.P.A. opera da tempo all’interno dell’Unione Europea in modo gravemente discriminatorio, violando, ripetutamente gli artt. 54 Accordo SEE e 81 del trattato CE, comma 2 lettere b e c, anche per i motivi sopra rappresentati, “limitando la produzione, gli sbocchi o lo sviluppo tecnico a danno dei consumatori” (assenza di copertura in numerose zone d’Italia) e “applicando nei rapporti commerciali con gli altri contraenti condizioni dissimili per prestazioni equivalenti, determinando così per questi ultimi uno svantaggio per la concorrenza”»;
- «A fronte di tale drammatica situazione, che porta l’Italia ad essere il primo tra i paesi membri per arretratezza dello sviluppo delle tlc, TELECOM ITALIA S.P.A. fornisce in altre nazioni dell’unione i “medesimi” servizi di connettività a banda larga, con una qualità nettamente superiore, a prezzi drasticamente inferiori. In particolare, TELECOM ITALIA S.P.A. vende in FRANCIA, tramite la propria filiale francese, il medesimo prodotto, con identico segno distintivo ALICE, ad Euro 15,95, garantendo una banda massima di ben 8 Mb/s, taglio sconosciuto per l’utente Telecom italiano».
In conclusione: «In tali condizioni, violando ogni norma relativa alla libera concorrenza, Telecom Italia è libera di imporre al consumatore italiano prezzi enormemente superiori a quelli praticati in altri paesi dell’Unione e servizi qualitativamente inferiori, garantendo una banda pari ad 1/8 di quella francese. Inoltre, in mancanza di reali competitori, riteniamo che Telecom limiti drasticamente gli investimenti in infrastrutture, limitando drasticamente la penetrazione della banda larga sul territorio italiano». La denuncia riporta tutta la documentazione utile a dimostrare la veridicità della testimonianza apportata ed ha in corredo un’ampia descrizione circa le metodologie tramite cui Telecom Italia sarebbe in grado di sfruttare la propria posizione dominante imponendo costi d’ingresso alti e tali da limitare pesantemente le possibilità della concorrenza. La matrice costruttiva dell’iniziativa dell’Associazione trova piena dimostrazione delle richieste avanzate alla Commissione:
«L’Associazione Anti Digital Divide chiede alla Commissione Europea di assumere ogni opportuna ed utile decisione atta a fare cessare l’abuso e la condizione di disomogeneità dei prezzi praticati agli utenti italiani, che soffrono già di una copertura della banda larga minore di quella degli utenti di altri stati membri.
Tale intervento potrebbe essere rappresentato da una diffida formale nei confronti di Telecom Italia S.p.A. volta a garantire (imporre) l’uniformità dei prezzi e della qualità dei servizi di Alice […].
In alternativa, si fa istanza affinché l’On.le Commissione Europea voglia comminare a Telecom Italia S.p.A. una sanzione esemplare non inferiore a Euro 200.000.000 (Duecento milioni), commisurata alla gravità della infrazione, vincolando gli importi di detta sanzione ad un progetto di investimenti e di infrastrutture all’interno del mercato danneggiato dal comportamento dedotto, secondo le modalità che la Commissione stessa vorrà determinare, al fine di riparare, emendare, i danni rappresentati».
La richiesta è dunque meramente volta a rimediare ad una grave situazione di digital divide per la quale l’Italia paga pegno rispetto agli altri paesi dell’Unione sia in termini economici che in termini di sviluppo, istruzione, opportunità. In particolare il punto 5 del testo affida alla Commissione Europea la responsabilità di «rimuovere tutti quegli ostacoli allo sviluppo dell’Unione e dei singoli stati membri». Inoltre viene palesata l’impossibilità d’azione da parte dello stato italiano a causa di un duplice fattore limitante: innanzitutto la denuncia contempla rapporti con altri paesi europei, il che solleva la giurisprudenza italiana da specifiche responsabilità; inoltre si rileva un mancato recepimento integrale della regolamento CE n.1/2003 (concernente l’applicazione delle regole di concorrenza) da parte della legislazione nazionale.
Difficile ipotizzare il comportamento della Commissione di fronte alla nuova segnalazione portata avanti contro Telecom Italia. All’Associazione Anti Digital Divide (nata nel 2004 e fondata ufficialmente nel Gennaio 2005) va però riconosciuto il merito del tentativo di portare la causa all’attenzione dei massimi vertici antitrust, e la denuncia fa semplicemente parte di un corollario di iniziative portate avanti dall’Associazione stessa: il presidente
Maurizio Gotta ha infatti già illustrato il problema Telecom ai microfoni RAI (TG3 Neapolis) ed all’interno dello spazio serale di Striscia la Notizia; una raccolta firme è stata avviata per raccogliere adesioni in tutta Italia sul problema dell’equo accesso alla banda larga; il prossimo 28 Maggio avrà luogo a Torino il primo Forum nazionale sulla banda larga.
La vicenda si esaurisce al momento in una semplice notifica di denuncia ed ora non resta che attendere la risposta dell’UE di fronte all’ennesima segnalazione di una situazione che in Italia inizia a pesare non poco sull’utenza. Se la Commissione intendesse procedere con l’indagine si assisterebbe ad un singolare (quanto importante) “Davide contro Golia” combattuto su campo europeo. Ma dal sapore (amaro) tutto italiano.