Ci sono momenti in cui, dicono gli analisti finanziari, tutte le circostanze sono favorevoli per l’acquisizione di nuovi asset e la chiusura di importanti contratti. Wall Street sta vivendo uno di questi momenti in cui gli astri dell’alta finanza gravitano in orbite positive spingendo al rialzo le prospettive di crescita e i rumor di mercato confermano le aspettative. In questo contesto è nata, e nessuna smentita ancora la affossa, l’ipotesi di una operazione da 50 miliardi di dollari in grado di portare l’accento di Yahoo sotto i colori di casa Microsoft.
Yahoo e Microsoft assieme. Suggestivo. In comune hanno un certo orientamento e soprattutto un nemico unico, il che li porta irrimediabilmente ad unirsi e coalizzarsi. I commenti in proposito sono di ogni tipo, ma una analisi reale risulta particolarmente difficile in quanto i due gruppi hanno punti di contatto e di sovrapposizione, il che rende difficile la composizione di un eventuale puzzle risultante. Alla luce di tali complicazioni è necessario dunque fermarsi agli indizi, evitando di perdersi in intepretazioni che non fanno altro che smentirsi vicendevolmente: tra favorevoli e contrari, tutti convergono sul fatto che l’operazione è possibile e non certo innaturale, il che rappresenta una solida base di partenza anche alla luce dei “no comment” provenienti da Redmond e Sunnyvale.
Tutto è nato sul New York Post. Alla pubblicazione della notizia il titolo Yahoo vola in borsa ed il titolo MSFT flette di qualche decimo di punto percentuale, quasi in attesa di capire cosa realmente stesse accadendo. Passano varie ore e poco alla volta il titolo Yahoo cede terreno fermando, a fine giornata, la propria ascesa a metà del balzo compiuto a inizio contrattazioni. Il Wall Street Journal taglia corto: l’avvicinamento tra le parti è datato, non v’è nulla di nuovo e di clamoroso, ma il matrimonio ad oggi non s’ha da fare.
Eppure la situazione non si risolve. Il titolo YHOO, atteso ad un capitombolo che riporti la situazione alla situazione di partenza, si stabilizza sopra i 30 dollari (dopo essere partito da 28 ed essere salito fino a 33) e ricomincia l’attesa. Dal New York Post giunge una indiretta ritrattazione, ma si lascia intendere come qualcosa stia per scaturire in ogni caso: Yahoo e Microsoft, se non si uniranno al suono di moneta sonante, potrebbero cercare una fusione o più semplicemente una collaborazione in luce anti-Google.
Secondo il Seattle Post Intelligencer le sorprese potrebbero comunque non essere terminate: entro la settimana le parti potrebbero comunicare una operazione congiunta di alto livello, ma fino a prova contraria le ipotesi iniziali dell’acquisto in toto di Yahoo hanno ormai perso ogni attendibilità.
Negli anni si è ipotizzato più volte un avvicinamento tra i due gruppi, ma mai si è concretizzato alcunchè. eBay spesso è stato il terzo nome sui taccuini degli analisti, ma anche sotto questo punto di vista nulla ha mai trovato sviluppo. I mesi passano, Google cresce, e nemmeno le smagliature che “Big G” può accusare sono sufficienti per ridare ossigeno ad una concorrenza quantomai spaesata. Dopo l’operazione DoubleClick la necessità di un grande colpo (una virata improvvisa, una accelerazione decisiva) è divenuta tangibile ed i rumor di questi giorni sono tutto fuorchè vuote casualità: dietro la leggenda metropolitana, in borsa c’è sempre qualcosa di nascosto, anche se non sempre è esattamente l’obiettivo delle indagini quotidiane. Qualcosa bolle in pentola, ma ancora la situazione non è stata scoperchiata: «non se, ma quando» è la domanda che suggeriscono gli ambienti finanziari. E il tutto risulta pertanto sempre meno intelleggibile.
Google, nel frattempo, cammina sola per la sua strada: la nuova ipotesi è relativa a Simply Hired, motore di ricerca legato al mondo del lavoro. Google potrebbe aver messo sul tavolo una manciata di milioni di dollari (cifra al momento ricevata esclusivamente dalle precedenti quotazioni del gruppo) per una operazione di acquisto che rimane a tutt’oggi priva di conferme. Simply Hired è al momento il gruppo numero 2 del settore di riferimento, surclassata nel tempo dalla crescita di Indeed.com. Google potrebbe rilanciarne il nome facendo leva sul proprio brand e dall’operazione potrebbe nascerne un motore verticale legato al mondo del lavoro ed agli annunci lavorativi.