Già lo scorso anno Sundar Pichai è risultato essere il CEO più pagato degli Stati Uniti. A capo di Google fin dall’estate 2015, quando il gruppo di Mountain View ha operato un profondo riassetto societario e organizzativo con la nascita della parent company Alphabet, il numero uno di bigG è arrivato a incassare nel corso del 2016 un totale che sfiora i 200 milioni di dollari.
199,7 milioni per l’esattezza, quasi il doppio rispetto ai 100,6 milioni dei dodici mesi precedenti. Sebbene il suo stipendio sia leggermente diminuito, passando dai 652.500 dollari del 2015 ai 650.000 dollari del 2016, le entrate sono schizzate alle stelle: ben 198,7 milioni di dollari arrivano dalle azioni della società, il cui business è più in salute che mai, come sottolineato anche dalle cifre riportate nell’ultima trimestrale. Il merito va in gran parte attribuito proprio a Google e in particolare ai proventi che arrivano dalle inserzioni pubblicitarie online, ancora oggi la più grande fonte di reddito per il colosso californiano nonostante un’attività sempre più ramificata e diversificata, che ormai tocca i settori più diversi, relativi al mondo della tecnologia e non solo.
Anche Ruth Porat (ex Morgan Stanley), che dal marzo 2015 ricopre il ruolo di CFO in Alphabet, ha visto il proprio conto corrente gonfiarsi, con un compenso pari a 39 milioni di dollari raggiunto nel 2016, in significativa crescita rispetto ai 31 milioni dell’anno precedente. Sono stati dodici mesi positivi anche per Diane Greene, Senior Vice President di Google Cloud, che è passata da 39 milioni a 43,7 milioni di dollari.
Una curiosità: forse non tutti ne sono a conoscenza, ma Larry Page e Sergey Brin, co-fondatori di Google alla fine degli anni ’90 e ora rispettivamente CEO e presidente di Alphabet, incassano uno stipendio annuale pari a un dollaro. Le loro finanze sono però ben in salute, poiché possono contare su oltre 40 miliardi di dollari di valore in azioni, a testa.