La diffusione dell’applicazione “In Love”, pensata per Facebook come punto di forza di una più ampia campagna Internet e lanciata a San Valentino, costituisce un buon esempio delle trovate virali veicolabili sul celebre social network (che pure, dal canto suo, continua ad essere impegnato nel tentativo di trovare un modello di business soddisfacente per incrementare i propri introiti pubblicitari).
Chiunque utilizzi Facebook, seguendo il link a “Pubblicità” o “Facebook Ads”, può farsi un’idea dei passi per creare un’inserzione, scegliere i destinatari ideali e monitorare l’andamento delle visualizzazioni e dei click. Quella proposta dal sito è un’introduzione molto semplificata per principianti disposti a pagare, fino ad un tetto di budget prefissato, in base al numero dei click o delle visualizzazioni.
La differenza, in una campagna di successo, la fa l’idea e la sua capacità di diventare virale. A differenza del banner o dell’annuncio, l’applicazione si diffonde “di amico in amico” per imitazione, per curiosità, per passaparola: nel caso di “In Love”, ad esempio, l’effetto-leva era dato dal meccanismo del test abbinato al classico gioco di ricerca del partner ideale.
La novità di questi ultimi giorni è che Facebook, evidentemente alla ricerca di inserzionisti e forse anche di novità per i propri utenti, avrebbe deciso di incentivare gli sviluppatori di applicazioni concedendo informazioni sui flussi delle azioni che gli iscritti fanno nel social network. Da “mappe” di questo genere si potranno probabilmente ricavare informazioni sulle applicazioni più utilizzate, sulle modalità d’uso e di diffusione, sui percorsi di navigazione tipici per categorie di utenti e così via.
Con questa prospettiva, pubblicitari e sviluppatori di applicazioni avranno qualche ragione in più per iniziare a collaborare.