Symantec sotto accusa: esagera per vendere

Una class action contro Symantec è stata depositata presso la Corte Distrettuale di San Jose. L'accusa riguarda pratiche sleali da parte della società.
Symantec sotto accusa: esagera per vendere
Una class action contro Symantec è stata depositata presso la Corte Distrettuale di San Jose. L'accusa riguarda pratiche sleali da parte della società.

Dopo l’aggressione da parte di un gruppo di cracker indiani che hanno messo le mani su porzioni del codice sorgente di alcuni software di livello enterprise, Symantec si trova a dover fronteggiare una nuova minaccia, questa volta dal punto di vista legale: la Corte Distrettuale di San Jose, in California, ha infatti ricevuto una denuncia da parte di alcuni cittadini statunitensi, capeggiati da James Gross, secondo cui alcuni software del gruppo agirebbero in maniera illegittima spingendo gli utenti ad acquistare versioni complete degli stessi senza una reale necessità. Uno scareware vero e proprio, insomma: accusa che il gruppo combatterà sicuramente con forza in difesa delle proprie strategie di protezione e di marketing.

L’accusa poggia dunque le proprie fondamenta su una tesi ritenuta difficile da dimostrare da parte degli stessi avvocati, ma che comunque sarà portata avanti dagli interessati. Nodo cruciale della diatriba legale è la comparsa di una serie di messaggi all’interno delle applicazioni Norton Utilities, PC Tools Registry Mechanic e PC Tools Performance Toolkit che suggeriscono la presenza di minacce all’interno del computer ed uno scarso livello di protezione della privacy dell’utente, spingendo così ad acquistare costosi software per la sicurezza.

«I software in questione informano erroneamente l’utente riguardo la presenza di errori di elevata priorità ed in più sostengono che lo stato di sicurezza del sistema e la privacy sono a forte rischio» si legge nel documento depositato presso le autorità, il quale parla chiaramente di un comportamento scorretto volto ad allarmare i clienti, soprattutto quelli meno esperti, che dinanzi ad una simile situazione spesso procedono in breve tempo all’acquisto di applicazioni a pagamento per non compromettere l’incolumità del proprio computer e dei propri dati personali durante la navigazione.

I prodotti Symantec, insomma, non solo porrebbero il problema su di un piano ben più alto di quanto sia in realtà strettamente necessario, ma in alcuni casi mostrerebbero messaggi di errore senza aver effettuato alcun controllo oppure senza che ve ne sia alcun bisogno, con l’unico scopo di incrementare le vendite. Nel corso dei prossimi mesi sono attesi dunque nuovi sviluppi in un caso che, come evidenziato da più parti, rappresenta il primo della storia e non si prospetta di facile risoluzione.

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