I dati raccolti da IDG sembrano parlare chiaro. Gli acquirenti dei tablet stanno rifiutando con forza l’opzione 3G per due motivi concomitanti: poiché più cari e poiché strettamente dipendenti da un piano dati a pagamento che incide pesantemente sul costo complessivo dell’investimento.
L’utenza, insomma, vede oggi nel tablet un elemento aggiunto alla propria dotazione informatica, ma non lo considera ancora completamente un dispositivo mobile. La portabilità dello strumento lo lega comunque ad una connessione Wi-Fi e spesso e volentieri la necessità di una connessione 3G per il collegamento mobile è ciò che sconsiglia l’acquisto e rallenta il mercato della nuova tipologia di device. Ed è questo un aspetto cruciale che soprattutto i carrier dovranno tenere in stretta considerazione.
L’utenza, infatti, dimostra di non voler pagare un piano dati ulteriore dopo aver già pagato quello per lo smartphone. L’utilizzo dei due device, del resto, è nella maggior parte dei casi alternativo e dunque il pagamento di un doppio piano dati implica una doppia spesa spesso priva di motivazioni reali. La propensione all’acquisto, insomma, cade di fronte alla necessità di un abbonamento per usufruire del dispositivo. Le possibili soluzioni non mancano.
Due le opzioni che potrebbero imporsi in divenire. Innanzitutto v’è la possibilità di una offerta congiunta per coloro i quali intendono utilizzare tanto uno smartphone quanto un tablet, sposando così una duplice offerta in un solo abbonamento; la seconda opzione è legata al tethering, ossia alla possibilità di pagare un abbonamento solo (ad esempio per lo smartphone) potendovi quindi attingere tramite un device esterno in grado di sfruttarne semplicemente la connettività.
Le scelte degli utenti di oggi dettano la linea di sviluppo del mercato di domani. E le indicazioni provenienti dal mercato sembrano essere oggi estremamente chiare.