In occasione della conferenza di alto livello “Shaping our digital future” il Presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani, manda un messaggio chiaro e diretto a Google: «non si può essere contemporaneamente motore di ricerca e raccoglitore di pubblicità».
Un attacco mirato, quindi, al numero uno tra i motori di ricerca al mondo, che notoriamente basa il proprio modello di business sulla pubblicità e quindi di fatto rappresenta esattamente la dimensione che Tajani intende mettere in fuorigioco: un motore di ricerca che, allo stesso tempo, opera come raccoglitore di pubblicità.
In realtà il discorso del presidente Tajani è più simbolico che non pragmaticamente programmatico: a nostra esplicita domanda, infatti, non viene indicata nessuna azione possibile o probabile nei confronti del gruppo di Mountain View. Più generalmente, piuttosto, Tajani spiega che la raccolta pubblicitaria da parte di un motore di ricerca leader rischia di depauperare il mercato in generale, concentrando eccessivamente le risorse nelle mani di pochi operatori: ciò avrebbe come prima conseguenza l’erosione prepotente delle risorse a disposizione di editori e giornalismo, indebolendo una istituzione fondamentale nei meccanismi dell’informazione e togliendo dunque qualcosa di importante a tutti i cittadini.
Tajani non spiega se di questo problema debba occuparsene il Parlamento Europeo o la Commissione Europea, ma spiega che le parti sono d’accordo sulla strada da intraprendere. A partire dalla Web-tax: solo una adeguata tassazione di quanti producono valore in qualsivoglia stato membro dell’UE deve versare una tassa adeguata all’Unione, restituendo così un valore che oggi viene sottratto con pratiche che si intendono regolamentare con fare restrittivo (secondo le stime riportate, il fatturato sottratto al fisco è pari a 600 miliardi di euro, 100 dei quali sottratti quindi dalla diretta disponibilità dei cittadini europei). La Web-tax sembra essere il primo dei punti programmatici nell’agenda del Presidente: è un metodo utile e coercitivo per spingere i “giganti del Web” nella giusta direzione.
Con Facebook il tavolo è aperto sul tema della privacy, tanto che Tajani rivela di aver richiesto la presenza diretta di Mark Zuckerberg all’interno dell’emiciclo del Parlamento. La freccia lanciata verso Google sembra essere invece un messaggio relativo alla prossima grande battaglia che l’UE intende abbracciare. Google è avvisata.