Il Governo Monti nascerà nelle prossime ore: le consultazioni sono in corso e la base per l’appoggio è ormai assodata. Nel momento in cui Napolitano conferirà a Mario Monti l’incarico, sarà soltanto questione di ore prima che il nuovo Governo venga annunciato con tanto di nomi e programma. Nelle ore del “totoministri”, però, è possibile intravedere già qualche nome noto che consenta di capire quali speranze il mondo dell’innovazione e della tecnologia possa riporre nel nuovo esecutivo.
Ad oggi non v’è certezza alcuna, ovviamente. Tuttavia il prossimo Governo dovrebbe essere composto da 12 ministri e la scelta dovrebbe essere compiuta nell’alveo dei tecnici, scartando dunque per il momento i nomi della politica nel tentativo di inseguire quello che è l’obiettivo primo del nuovo esecutivo: l’uscita dalla crisi economica ed il rilancio dei conti dello stato alla ricerca del pareggio di bilancio. Chi dovrà trattare temi quali la riduzione del digital divide, la creazione della nuova rete per la banda larga o la blindatura della Net Neutrality? Chi si occuperà della digitalizzazione della pubblica amministrazione? Chi avrà in mano il fardello di Italia.it?
Il ministero dell’Economia, anzitutto, potrebbe per il momento rimanere ad interim nelle mani dello stesso Monti, il che conferirebbe una struttura più snella all’esecutivo garantendo massima rapidità nei provvedimenti più urgenti. Sarà quindi Monti a definire le linee guida in termini di investimento e saranno sue le scelte definitive in tal senso. L’eventuale Rete di nuova generazione, cosa di cui l’Italia necessita senza ombra di dubbio, potrebbe invece diventare una responsabilità di Antonio Catricalà: è suo, infatti, il nome che aleggia attorno al possibile ministero per le Infrastrutture. In tal caso Monti farebbe però una scelta immediatamente vincolante, poiché queste sono le parole espresse da Catricalà (oggi Presidente AGCM) soltanto nei mesi scorsi:
È necessario stabilire un sistema di ritorno economico dell’investimento, sull’Ngn, che superi i tabù della neutralità della rete e dell’uguaglianza d’accesso.
Siamo disposti a sacrificare la Net Neutrality in virtù di un accesso più performante alla Rete? Siamo disposti a “privatizzare” parte della libertà intrinseca all’accesso al Web per consentire redditività sufficiente per coloro i quali investiranno nella rete di nuova generazione? Gli interrogativi sono da girare a Monti, perché il “come” si risolveranno i problemi è importante tanto quanto il “se”.
Non è chiaro se Brunetta avrà un successore per il proprio ministero, né se l’incarico di Michela Vittoria Brambilla avrà un erede: dopo Stanca, Rutelli e Brambilla, chi avrà in mano il pallone sgonfiato di Italia.it? Molti in questa fase auspicano la costituzione di un ministero dedicato per l’innovazione e la ricerca (con il nome di Ignazio Marino spinto da 23 scienziati pronti a firmare per una sua candidatura), ma al momento tale ipotesi sembra non colimare con le intenzioni trapelate dall’entourage di Monti.
Un nome ulteriore, che in queste ore sembra però perdere quota, è quello di Beppe Pisanu per il ministero degli Interni. In tal senso l’analisi ha una doppia faccia: da una parte non si può non ricordare la famigerata Legge Pisanu che, di proroga in proroga, ha tenuto per anni l’Italia ferma al giogo delle connessioni WiFi fermate da una normative eccessivamente ostruzionistica in virtù di vetusti, vuoti ed ingombranti timori per il terrorismo post-11 settembre; per contro, è stato lo stesso Pisanu ad ammettere il proprio stesso errore e ad infliggere una spallata (estremamente tardiva) alla Legge che portava il suo proprio nome raccogliendo gli strali di chi sperava per l’Italia un maggiore allineamento con le normative internazionali nel settore.
Lo Sviluppo Economico potrebbe passare dalle mani di Paolo Romani a quelle di un uomo di Bankitalia, Federico Saccomanni: un altro nome nell’alveo del mondo delle banche, il che fa storcere il naso a chi non vede con troppo favore il ruolo di Goldman Sachs ed affini in queste ore. Tuttavia un uomo che ragiona su numeri e denaro non potrebbe che guardare di buon occhio un importante investimento del paese nella banda larga: la matematica dimostra da tempo come la redditività sarebbe alta e l’investimento porterebbe in tempi breve risultati al PIL nazionale.
Non si sa quanto possa durare il Governo Monti, ma lo stesso futuro premier avrebbe rivendicato per sé il diritto a completare l’incarico fino al termine (18 mesi prima delle nuove elezioni). Questo è pertanto il tempo entro cui occorre ragionare: dopo la prima tornata di interventi utili a ridurre lo spread e ritrovare un fragile equilibrio da cui ripartire, verrà infatti il momento delle riforme. A quel punto in mondo della tecnologia dovrà farsi compatto nel rivendicare il proprio ruolo e la propria importanza.
Ora è il momento dei nomi: il modo in cui sarà formato il nuovo Governo potrebbe dire molto sulla direzione che Monti vorrà intraprendere.