L’ultimo rapporto Istat sulle statistiche strutturali delle imprese dicono che siamo a un passo dalla saturazione: nove aziende su dieci hanno una connessione a banda larga e due su tre un proprio sito. Informazione interna, comunicazione, gestione, interazione, sono demandate sempre più all’Information Tecnology.
Tutte le voci di un’attività d’impresa sono ormai a pieno titolo informatizzate anche in Italia, paese notoriamente in difficoltà con le architetture dell’informazione. Il ritardo – che pure esiste – nella diffusione delle connessioni veloci non ha impedito alle imprese italiane, secondo il rapporto pubblicato oggi dall’Istat, di completare un percorso che si avvicina ormai alla saturazione almeno in termini quantitativi.
Le cifre parlano chiaro, anche se sono sempre da interpretare secondo il doppio binario accesso/reale sfruttamento: l’88,3% delle aziende è connesso a Internet tramite banda larga fissa o mobile, ma il 73,3% di queste viaggia comunque a velocità inferiori a 10 Mbit/s. Il 62,6% delle imprese dispone di un sito web, solo il 35% di questi ultimi fornisce un servizio di interazione con l’utente e soltanto il 10% fornisce servizi più approfonditi quali la personalizzazione del prodotto o la tracciabilità dei pagamenti. Così come più della metà utilizza i servizi informativi online dalla Pubblica Amministrazione, ma di contrasto solo il 39,3% ha inviato a sua volta alle P.A. moduli compilati online (come dichiarazioni, IVA, eccetera).
Insomma, le imprese italiane ci sono, ma ora devono raggiungere l’eccellenza. Va considerato il fatto che la peculiare parcellizzazione industriale del nostro modello produttivo si fa sentire, visto che tra azienda medio-grande e piccola impresa c’è ancora un divario importante per quanto riguarda la vendita online (solo il 5% del fatturato totale, quasi tutto merito di imprese editoriali e alberghiere) e le procedure amministrative. E nel Belpaese si contano proporzionalmente molte più aziende familiari e sotto i 15 dipendenti che nel resto d’Europa.
L’indagine, infatti, è stata condotta attraverso un questionario armonizzato a livello europeo, dove emergono tutte le nostre caratteristiche. La più specifica è probabilmente la difficile convivenza di fattori contradditori: l’interazione elettronica incentivata dalla burocrazia, ma poi la difficoltà di svolgimento della procedura, oppure la sua dispendiosità in termini di tempo. Per non parlare del fatto che alcune procedure elettroniche richiedono ancora il successivo invio di documenti cartacei o la presenza fisica.
Una buona notizia, infine, per la green tecnology: quasi un’impresa su due ha adottato tra 2010 e 2011 pratiche di risparmio energetico. Al primo posto proprio chi si occupa di tecnologia dell’informazione, seguita dal settore dell’energia (fornitori di acqua, gas, gestione dei rifiuti).