Le azioni Telecom Italia hanno perso, da inizio 2008 ad oggi, qualcosa come il 61% del proprio valore passando da oltre 2 euro ad azione agli 0.85 a cui si chiuderà la giornata odierna. La caduta libera del pacchetto azionario del gruppo è la conseguenza di tutta una serie di concause alle quali Bernabé ancora non ha saputo far fronte, tutti elementi che portano pressione sul gruppo trovando un giorno sì e l’altro anche un motivo per andare sempre più alla deriva. In giornata le notizie arrivano dall’estero, ma sono egualmente pesanti determinando una giornata vissuta sul -3%.
L’ultima circostanza a deprimere il pacchetto azionario Telecom è nella caduta in borsa di British Telecom (oltre 20 punti percentuali sulla borsa di Londra). Spiega Milano Finanza: «Nel secondo trimestre che si è chiuso il 30 settembre BT ha mancato gli obiettivi previsti. Il margine operativo lordo e gli utili per azione sono ”leggermente al di sotto delle aspettative”. Le vendite risultano invece ”sopra le stime”. British Telecom diffonderà i conti del trimestre il prossimo 13 novembre. Il corto circuito non è legato alla crisi economica, ma alle deboli prestazioni dell’unità Global Service che gestisce in outsourcing i servizi informatici, otre a servizi telefonici anche per conto terzi».
Se le incertezze non si accumulassero attorno al gruppo, probabilmente il titolo sarebbe più impermeabile a certe voci. Il destino, invece, appare oltremodo incerto ed a soffiare sul fuoco v’è l’ombra di Gheddafi: un fondo libico starebbe discutendo l’entrata nel gruppo.
Nel frattempo continuano le trattative anche sul tavolo istituzionale: nelle ultime ore Telecom Italia avrebbe consegnato ad AGCOM il documento contenente le integrazioni richieste per adeguare la proposta iniziale sui destini della rete. È risaputo il fatto che Telecom non vorrebbe estraniarsi dalla proprietà dell’asset materiale, ma al tempo stesso deve andare incontro alle esigenze del mercato (e delle istituzioni) fornendo una nuova chiave di lettura per l’orizzonte concorrenziale nel nostro paese. Secondo Reuters la proposta OpenAccess avanzata da TI sarebbe «una delle delle soluzioni più avanzate a livello europeo in termini di separazione della rete insieme a Openreach di BT» (è tuttavia risaputa la differenza sostanziale tra i due modelli).
A partire da Febbraio, intanto, le cattive notizie sono per i consumatori: il gruppo ha annunciato un aumento del canone mensile che passerà da 12,40 a 13,66 euro (da 24.80 euro a 27.32 per ogni bolletta). Si tratta di un aumento di 1.26 euro mensili, circa 15 euro annui.