«Il DVB-h, i telefonini in grado di ricevere la tv, sono partiti qui: come le reti Hsdpa, il super Umts che offre connessioni a 1.2 mega ma che presto ariverà oltre i 3. E poi l’Adsl: quello attuale, che offre già oggi agli utenti una capacità di banda di 20 mega e quello che arriverà tra pochi mesi,l’Hdsl, dove la velocità di connessione raggiungerà i 50 mega. Riccardo Ruggiero, amministratore delegato di Telecom Italia, non ha dubbi, l’Italia è all’avanguardia nella banda larga».
Con questo cappello introduttivo, che ignora paradossalmente e colpevolmente tutto quanto concernente il pesante digital divide nostrano, La Repubblica porta oggi nelle edicole un Affari&Finanza particolarmente interessante per le analisi di approfondimento proposte sul tema Telecom Italia. Se si ignora quella larga porzione di Italia priva di qualsivoglia strumento di connettività ad alte performance, Ruggiero attribuisce alla propria azienda, nell’articolo di Giuseppe Turani, un ruolo paragonabile a quello di Gutemberg all’epoca della scoperta della stampa: «siamo alle soglie di una rivoluzione la cui portata nessuno di noi riesce ancora a valutare fino in fondo». Perpetrando poi il giudizio parziale sulla situazione del nostro paese, Ruggiero ribadisce: «per quanto riguarda la telecomunicazione oggi l’Italia è una specie di paese-esempio, siamo quelli più avanti di tutti in tutta Europa». Accantonata, dunque, ogni valutazione circa le cause infrastrutturali all’origine dell’analfabetismo digitale che grava sulla popolazione, autentica piaga per un paese che ha assoluta necessità di investire sul futuro e sulle nuove generazioni.
Per completare l’elenco delle valutazioni di Ruggiero v’è una promessa: «abbiamo già stanziato 150 milioni di euro perchè ci siamo impegnati, entro la fine del 2007, a raggiungere il 95% della popolazione italiana con l’Adsl, cioè con la banda larga. A questo punto l’Italia sarà davvero una delle migliori realtà europee»: una sommaria ammissione dello stato di handicap attuale da una parte, ma anche una forte stonatura. Infatti nei giorni scorsi Telecom Italia ha firmato con la Regione Piemonte una promessa ulteriore: entro 3 anni (2009) il 96% del territorio piemontese sarà coperto da banda larga. Se il 95% dell’Italia sarà coperta entro il 2007 ed il 96% del Piemonte (una delle regioni più penalizzate in merito) sarà coperto entro il 2009, la promessa fatta a Mercedes Bresso costituisce una strana garanzia di ritardo peraltro pronta a sollevare ulteriori vespai in futuro: quanto stanziato in passato per il progetto Wi-Pie è stato deliberatamente depositato nelle mani di un privato ed altre realtà potrebbero non gradire quanto posto in essere.
A pagina 7 Affari&Finanza torna su Telecom Italia: illustrando il dibattito concernente la Network Neutrality, Andrea di Stefano sottolinea come per l’incumbent italiano potrebbe essere prossimo un nuovo giro di vite relativo alla separazione delle due anime del gruppo: infrastruttura e servizi potrebbero subire il famoso scorporo più volte dalle associazioni di categoria ed alcune modifiche relative alla definizione di “servizio universale” potrebbero cambiare pesantemente l’attuale situazione di mercato.
Ma la risposta di Telecom Italia in proposito è nuovamente nell’articolo di Turani in prima pagina: Ruggiero spiega più volte che il core business di TI è nella connettività, mentre per i servizi il compito è delegato ad aziende terze. Il problema è in un pesante bug del mercato italiano ove gli editori latitano sul web ed i content provider ancora non dimostrano la necessaria intraprendenza. Per questo Telecom nega di voler diventare una media company, anche se in virtù del bug esistente il gruppo propone la propria pacchettizzazione dei prodotti Fox come panacea alle mancanze del mercato. Ruggiero nega un futuro da media company, dunque, ma nel contempo spiega a proposito della nuova rete fisso-mobile che «si tratta di una sorta di new media a disposizione di tutti […] è una sorta di maxi-giornale o maxi-televisione». Risulta dunque difficile non pensare a Telecom Italia come ad una “media company” e sarebbe utile anche in Italia alzare i toni del dibattito circa una Net Neutrality che nel nostro paese sembra essere la prima delle avanguardie: per certi versi, infatti, l’accesso qui non è già più forse totalmente neutrale.