Nel primo pomeriggio è stata indetta una apposita conferenza stampa nella quale Fastweb, Vodafone e Wind dovrebbero annunciare i loro piani comuni per la messa in opera di una rete alternativa a quella di Telecom Italia. L’iniziativa ha indubbio valore strategico finalizzato a stimolare Telecom Italia a non perdere altro tempo ed a muoversi per lo stanziamento dei fondi necessari per convertire, espandere e migliorare l’attuale rete di connettività italiana.
Il piano “2010 Fibra per l’Italia” prevede il cablaggio in fibra di 15 città italiane per un investimento complessivo di circa 2,5 miliardi di euro. Il piano sarà dettagliano nelle prossime ore e non si configura però come un progetto chiuso: chiunque potrà prendervi parte apportando i propri capitali ed il proprio impegno, ivi compresa Telecom Italia. I tre competitor, insomma, intendono dettare l’agenda: se Telecom non si mette a disposizione condividendo la rete esistente, presto si potrebbe trovare una rete alternativa in via di sviluppo ed una volta partiti i lavori non sarà più pensabile tornare indietro. Il momento appare dunque cruciale.
Impossibile pensare oggi all’edificazione di una rete alternativa in grado di cablare tutta l’Italia. Possibile, invece, un intervento mirato su particolari realtà metropolitane, ove il ritorno degli investimenti è più rapido e dove Fastweb, Vodafone e Wind potrebbero impensierire Telecom con minor rischio d’impresa.
Bernabè non ha perso tempo per commentare la proposta ed ha messo le mani avanti prima ancora che la conferenza abbia inizio: «Siamo pronti a condividere possibili infrastrutture, a esaminare proposte che vadano nella direzione di una miglior efficienza del sistema, ma questo non implica che cambieremo i nostri programmi di investimento sulla rete. Metteremo la fibra dove serve in coerenza con il nostro piano che resta quel che è». Telecom, insomma, apre alla concorrenza ma senza muovere un passo. In questa fase, insomma, lo scontro sembra fermo ad un tiro alla fune dialettico nel quale entrambe le fazioni tentano di forzare la situazione a proprio vantaggio, senza un reale piano comune di possibile accordo.
Bernabè non intende giudicare un progetto che ancora non è stato presentato, ma avverte comunque dei possibili pericoli e suggerire un possibile approccio comune basato sull’Expo 2015: «L’Italia ha bisogno nel lungo periodo di una rete di nuova generazione che, se guardiamo a chi l’ha già realizzata, il Giappone, costa moltissimo, oltre 20 miliardi. È ragionevole sostenere un simile investimento in un breve periodo? Ovvio che no. Però ci si deve attrezzare – afferma Bernabè – Noi abbiamo programmato 6,5 miliardi di investimenti aggiuntivi solo in fibra fino al 2016, leggo che i concorrenti hanno un progetto da 2,5 miliardi per la fibra nelle principali città. Benvenuti. Attenzione però, la loro non è la nuova rete, è un pezzo, e non si può lasciare senza rete nemmeno una parte del Paese. Comunque Telecom è pronta a trovare soluzioni comuni, purché non impediscano la concorrenza. […] Telecom Italia è pronta, in coordinamento con l’Authority a studiare lo switch off della rete in rame a Milano in vista dell’Expo 2015. Anziché polemizzare su cifre e problemi torici, cominciamo ad aliminare a Milano la vecchia rete in rame sostituendola con la nuova fibra. Noi siamo disponibili a fare tutto ciò che è necessario. Serve l’acccordo di tutti, costruire il quadro regolatorio, definire ogni tipologia di infrastruttura, ma se il progetto funziona potremo ripeterlo altrove».