«Vira al rialzo la Telecom Italia dopo le parole del responsabile per il mercato domestico, Oscar Cicchetti, che anticipa i primi segnali di ripresa e conferma i targets del 2009»: così Teleborsa ha spiegato la virata in positivo per il titolo Telecom, attribuendo i meriti della giornata alle parole di Cicchetti ed ai cenni positivi stemperati sul futuro dell’azienda. Cicchetti affronta il tema da più prospettive ed offre così un quadro generale esaustivo su quella che è l’attuale fase di ristrutturazione del gruppo.
Cicchetti, responsabile del mercato domestico Telecom Italia, ha spiegato anzitutto che il secondo trimestre sarà migliore del primo, allontanando però dal fatturato le attenzioni degli analisti: «Siamo focalizzati sulla riduzione del debito […] La conseguenza di questo approccio è che i nostri obiettivi principali sono Ebitda e cash flow. Questo non significa che non siamo interessati al fatturato. Però non siamo interessati a proteggere il fatturato a ogni costo, sarebbe un approccio strategico sbagliato». Per il 2009, in ogni caso, il gruppo conferma le previsioni tanto in termini di cash flow quanto in termini di Ebitda. Non solo: «In aprile vediamo qualche timido segnale nel mercato nel suo complesso, segnali positivi […] Sono dei primi importanti segnali che potrebbero rappresentare buone notizie per il secondo semestre del 2009 o per il 2010».
«Non siamo interessati a quei clienti che vogliono tutto gratis. La ‘free-losophy’ dell’era della bolla speculativa è finita». Allontanato un certo clima inerente soprattutto all’utenza privata, l’obiettivo volge altrove: «Dalla pubblica amministrazione arriva un primo segnale importante che vediamo dalla disponibilità a investire nella modernizzazione a livello centrale e locale. Abbiamo dei primi segnali per le piccole e medie imprese, ma siamo in una fase assolutamente preliminare del rimbalzo».
Ma il cenno più importante nelle parole di Cicchetti è quello relativo agli investimenti nella rete di nuova generazione che il paese chiede a gran voce all’incumbent. Telecom allontana infatti il modello olandese e spiega di volersi far carico degli oneri relativi all’infrastruttura, pur se con gradualità e girando le responsabilità per i ritardi alla carenza di servizi in grado di stimolare la domanda: «La Ngn è un’area di business molto importante nel medio e lungo termine per gli operatori telefonici, ma il suo sviluppo deve essere prima di tutto in linea con il mercato. Il fatto è che ancora non ci sono le killer applications, che richiedono la velocità ottenibile con la fibra, e quindi i clienti non sono disponibili a pagare un premium price. La reale disponibilità a pagare per un aumento della velocità in internet ora è veramente bassa. Siamo pronti a investire quando i nostri clienti saranno disponibili a pagare per il servizio, quando il mercato sarà maturo. Questo succederà gradualmente, anno dopo anno. Il nostro compito è essere in grado di prendere le opportunità che offre il mercato, senza anticipare lo sviluppo».
Quest’ultimo concetto è però datato ed opinabile: deve essere la domanda a stimolare l’offerta, o viceversa? Il ritardo della cultura informatica italiana è causa o conseguenza all’assenza della banda larga? Le due facce della stessa medaglia si accompagnano ormai da tempo, procrastinando una situazione ormai intollerabile. Il Rapporto Caio avrebbe dovuto forzare la situazione, ma al momento non sembra essere ancora stato impugnato seriamente da una classe politica temporaneamente occupata nelle urgenze della tornata elettorale.