Sembra essere arrivato il giorno della verità per Telecom Italia. Dopo settimane di ipotesi e smentite (poi rumor e conferme) i tempi sembrano essersi improvvisamente accelerati e la borsa ha immediatamente puntato i fari sulla galassia Tronchetti Provera. Dipingendo la trattativa con la poesia epica tipica da armatori greci, il numero uno di Telecom ed il magnate americano Rupert Murdoch pare potrebbero incontrarsi su uno yacht nell’Egeo e di lì dirigere una trattativa importantissima per il futuro del gruppo italiano e di tutto l’indotto interessato.
Al momento, secondo quanto dichiarato dalle parti in causa, la trattativa verte esclusivamente sui contenuti. In questo caso il risultato sarebbe importante, ma comunque meno influente rispetto alle ipotesi “spezzatino” o relative ad uno scambio azionario che vada ad intaccare direttamente la proprietà ed il controllo di Telecom. Secondo La Repubblica «negli ambienti finanziari milanesi si parla di un possibile accordo che dovrebbe riguardare non solo l’Italia ma anche gli altri paesi dove opera il gruppo della scuderia Tronchetti Provera come Francia e Germania. Intanto Tarak Ben Ammar, già consulente di Murdoch per le attività in Italia e Gerardo Braggiotti, consulente eccellente di Tronchetti Provera, sono stati visti entrare in mattinata nella sede di Telecom Italia a Milano, in Piazza Affari».
Altre ipotesi (citate dal presidente AIIP Quintarelli sul proprio blog) vedono una ulteriore possibilità all’orizzonte: la cessione di Telecom Italia Mobile. Recita l’articolo di Wall Street Italia: «Governo infuriato con Tronchetti Provera: sta per essere convocato a breve il consiglio di amministrazione di TelecomItalia per lo scorporo del ramo della telefonia mobile e la successiva vendita di Tim. L’advisor scelto è Mediobanca che farà l’asta per la vendita dei telefonini […]. La sommetta che Tronchetti pensa di raggranellare dalla vendita di Tim è di 40 miliardi: una montagna di euro che sistemerebbe il bilancio di TelecomItalia». Parte lo scorporo, insomma, ma non è quello che chiedono da tempo i provider italiani. Conferma tale possibile sviluppo anche La Stampa: «[…] manovre su cui i rumors dicono tutto e di più, dalla cessione della rete e delle infrastrutture telefoniche a una società pubblica o quasi (identikit che coincide con l’onnipresente Cassa Depositi e Prestiti) fino alla vendita al miglior offerente di Tim con un clamoroso cambio di strategie rispetto alla fusione fisso-mobile di un anno fa».
I rumor relativi al riassetto del gruppo, per contro, sono in linea con quanti fin dall’inizio hanno visto in questa situazione il tradizionale papocchio italiano: rumor di vendita, ipotesi protezionistiche nei confronti di un bene italiano, il coinvolgimento politico ed infine l’intervento statale. In tutto ciò Tronchetti Provera sembra ben avviato, comunque vada, ad una parziale risoluzione dei problemi di bilancio nei confronti delle ingenti esposizioni debitorie del gruppo Telecom Italia.