Lo chiamano “Progetto Anti Digital Divide” (con curiosa assonanza con il nome della nota associazione con cui Telecom Italia ha più volte avuto a che fare), ma gli estremi sono più quelli della pezza che non quelli di un intervento vero a risoluzione di un problema grave e conclamato.
Recita il comunicato ufficiale: «al fine di rendere il servizio ADSL presente in modo capillare sul territorio nazionale, raggiungendo anche comuni di piccole dimensioni, Telecom Italia ha individuato nuove soluzioni impiantistiche in grado di fornire il servizio ADSL anche in aree servite da centrali non raggiunte da fibra ottica». In particolare Telecom punta a distribuire nuovi apparati miniDSLAM in grado di presentare caratteristiche quali:
- «accessi disponibili limitati a circa 50/100 clienti»
- «velocità di picco downstream massima possibile pari a 640 Kbit/s»
Continua il comunicato: «stanti le limitazioni tecniche suddette, in tali nuove aree sarà possibile rendere disponibili i profili tecnici ed economici già previsti dalle attuali offerte ADSL wholesale relative ad accessi a 640 Kbit/s […] Telecom Italia prevede di utilizzare la soluzione descritta a partire dal prossimo mese di settembre. In allegato si riporta l’elenco delle centrali per le quali è stata pianificata l’attivazione in settembre 2006. Appena completate le attività di predisposizione impiantistica, sarà nostra cura comunicare tramite i consueti canali l’effettiva apertura commerciale delle singole centrali». Segue l’elenco completo delle centrali (poche centinaia, per un volume totale di poche migliaia di coperture su milioni di persone ancora tagliate fuori dalle opportunità del broadband).
Sentito per un commento sull’iniziativa, il segretario ADD Mauro Guerrieri rileva le inconguità del progetto e l’evidente soluzione di compromesso con cui Telecom Italia è intervenuta sul problema. Quel che appare certo è il tentativo dell’incumbent di alleviare la piaga del digital divide nei piccoli comuni in quanto sta diventando un problema non solo più per l’utenza, ma anche e forse soprattutto per l’incumbent stesso, stretto tra i debiti del gruppo, la continua discesa in borsa e le voci di scorporo della rete fissa che giungono dagli ambiti istituzionali.