A.P.P.L.E. (Associazione Per la Prevenzione e la Lotta all’Elettrosmog) ha ottenuto un’importante vittoria nella sua battaglia contro l’aumento dell’inquinamento elettromagnetico. Il TAR del Lazio ha infatti emesso una sentenza che obbliga tre Ministeri ad avviare una campagna informativa sulle modalità d’uso degli apparecchi telefonici e sui rischi per la salute connessi alla loro esposizione prolungata.
Il ricorso presentato dall’associazione aveva come oggetto la mancata attuazione degli articoli 10 e 12 della legge n. 36 del 2001 che riguarda la “protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici”. Il TAR del Lazio ha dichiarato inammissibile la richiesta relativa all’emanazione, entro 120 giorni dall’entrata in vigore della legge, del decreto previsto dall’art. 12. I giudici hanno invece accolto la richiesta relativa alla campagna informativa, come previsto dall’art. 10 della stessa legge.
Nella sentenza viene specificato che l’associazione ha prodotto “documenti tratti dalla letteratura scientifica, dai quali emerge che l’utilizzazione inadeguata dei telefoni cellulari o cordless, comportando l’esposizione di parti sensibili del corpo umano ai campi elettromagnetici, può avere effetti nocivi per la salute umana, soprattutto con riguardo ai soggetti più giovani e, quindi, più vulnerabili, potendo incidere negativamente sul loro sviluppo psico–fisico”.
Il Ministero della Salute aveva promesso, all’inizio del 2012, l’avvio di una campagna informativa in seguito alla classificazione, stabilita dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro, di agente possibilmente cancerogeno per l’uomo (categoria 2B) per i campi elettromagnetici in radiofrequenza. La stessa raccomandazione era arrivata dal Consiglio Superiore di Sanità, ma a tutt’oggi non è stata avviata nessuna campagna informativa.
Il TAR del Lazio ha pertanto obbligato i Ministeri interessati (Salute, Ambiente e Istruzione) ad adottare, entro sei mesi, una campagna informativa avente ad oggetto “l’individuazione delle corrette modalità d’uso degli apparecchi di telefonia mobile (telefoni cellulari e cordless) e l’informazione dei rischi per la salute e per l’ambiente connessi ad un uso improprio di tali apparecchi”.
Gli avvocati dell’associazione hanno espresso la loro soddisfazione per la sentenza, dichiarando che la prossima battaglia riguarderà le reti 5G. Come è noto, l’uso di frequenze più elevate (fino a 28 GHz) richiede l’installazione di un numero maggiore di antenne che, secondo l’associazione, porterà ad un incremento dell’elettrosmog. In realtà, queste onde elettromagnetiche non possono penetrare all’interno del corpo umano. Inoltre la dimensione delle celle è inferiore, per cui la potenza di emissione è più bassa rispetto a quella delle reti 4G.