I consumatori potranno presto essere costretti a pagare una penale quando decideranno di disdire un abbonamento legato ad un’offerta di telefonia fissa o mobile prima della scadenza naturale del contratto che potrebbe presentare una durata sino a 24 mesi. Con un colpo di scena, il disegno di legge sulla concorrenza approvato lo scorso weekend dal Consiglio dei Ministri che originariamente doveva addirittura prevedere l’eliminazione definitiva dei costi di recesso e la riduzione a dodici mesi della durata massima dei contratti, ha introdotto, invece, all’interno del comma 3-ter dell’articolo 16, una voce che rovescia la situazione a discapito dei consumatori.
Nel comma si legge, infatti:
L’eventuale penale deve essere equa e proporzionata al valore del contratto e alla durata residua della promozione offerta.
Una modifica che di fatto va a legittimare un’eventuale penale dopo che, dal 2006, questa pratica era stata vietata a seguito dell’approvazione del Decreto Bersani. Oggi gli operatori fanno solamente pagare un costo di disattivazione ai consumatori motivato dal dover recuperare alcuni costi subiti per la promozione delle offerte o per le pratiche di disattivazione delle linee. Ma grazie all’introduzione di questo nuovo comma nel disegno di legge sulla concorrenza, i costi di disattivazione sarebbero svincolati da quelli di un eventuale recesso anticipato. Il rischio è dunque quello che i consumatori siano costretti a subire dei contratti blindati sino a 24 mesi in cui oltre ai costi standard di disattivazione siano incluse anche salate penali da versare in caso di recesso anticipato. Da sottolineare la curiosità che questa stretta sulla libera concorrenza sia stata inserita in un disegno di legge appositamente pensato per incentivare la concorrenza.
Novità che ovviamente non sono piaciute alle associazione dei consumatori ed in particolare ad Altroconsumo, che dalle pagine di Repubblica ha annunciato battaglia in Parlamento per cambiare rapidamente queste norme visto che, trattandosi di disegno di legge, le novità non saranno rese esecutive se non dopo i passaggi parlamentari e l’eventuale approvazione finale. E nuovi commi o ribaltoni sono dietro l’angolo ad ogni passaggio.