Pedofilia e Internet. Ancora una volta il binomio viene ribadito e sottolineato come fenomeno in crescita contro cui le autorità ancora non avrebbero saputo dare una risposta. Dall’Italia, in tale contesto, è partita la proposta del ministro Gentiloni per una black-list europea che porti gli ISP a filtrare i siti pericolosi, strumento però poco utile e che nel tempo ha già dimostrato la propria scarsa (se non nulla) efficacia.
Telefono Arcobaleno torna ora sull’argomento con il proprio report (pdf)semestrale sull’attività dell’associazione. Tra i dati più interessanti vi sono tutta una serie di numeri relativi all’attività pedofila in rete: «trentamila bambini sono stati sfruttati nel mondo per la produzione di pedopornografia e hanno subito violenze […] Meno del 2% dei bambini sfruttati è stato
identificato. Oltre 29.000 bambini hanno subito violenze sessuali e non hanno ricevuto cure e forse sono ancora oggetto di abusi […] Ogni giorno, sette nuovi bambini vengono sfruttati nel mondo per la produzione di pedopornografia e subiscono violenze. L’accesso a un sito pedofilo a pagamento costa mediamente 80 dollari. Un sito pedofilo a pagamento genera ogni giorno oltre 400 nuovi clienti. Un sito pedo pay frutta mediamente oltre 34 mila dollari al giorno. I siti pedofili a pagamento quotidianamente attivi sono circa 400. Ogni anno, il giro d’affari del pedobusiness si aggira intorno ai 5 miliardi di dollari».
I dati relativi alla pedofilia sul web vedono la Germania possedere il triste primato del numero di siti segnalati con oltre 8 mila unità contro le 1400 degli USA, gli 883 della Russia ed il singolo caso italiano. L’associazione rileva che:
- «Riprende a crescere a ritmi elevatissimi il numero di siti pedofili,
dopo che nel 2006, si era registrata per la prima volta una lieve diminuzione
della pedofilia online»; - «rimane elevatissimo il numero di frequentatori di siti pedofili»;
- «il pedo business affina e muta continuamente metodi e tecnologie di azione e di dissimulazione infiltrando ovunque e sistematicamente la promozione di siti pedofili a pagamento e giungendo ben al di fuori dei confini della comunità pedofila, con la contaminazione quotidiana di spazi e servizi internet del tutto estranei e ignari utilizzando con sempre maggiore intensità i “masked files”, ovvero distribuendo filmati o serie di foto in file dissimulati e protetti, pubblicati nei moltissimi e multiformi servizi di storage presenti in internet e resi noti in un passaparola virtuale a sua volta protetto e nascosto»;
- «non esiste chiarezza sulle reali dimensioni e proporzioni della pedofilia online e non esiste un’informazione corretta e completa intorno a un fenomeno molto complesso e connotato da caratteristiche altamente
tecnicistiche».
Telefono Arcobaleno condivide i dubbi relativi alle reazioni “emotive” quali la proposta della famigerata black-list ed avanza proposte concrete per un’azione integrata delle autorità: «immediato e definitivo oscuramento dei siti pedofili mediante l’adozione di appositi provvedimenti di sequestro da parte dell’Autorità giudiziaria […] Carabinieri e Guardia di Finanza dovrebbero essere incoraggiati a scendere in campo più energicamente per contrastare questo crimine contro l’umanità e affiancare la Polizia postale nello svolgimento del proprio delicato compito istituzionale […] La Guardia di Finanza dovrebbe essere incoraggiata ad adoperarsi per intercettare i flussi finanziari del pedobusiness».
La chiosa è dedicata alle parole di Giovanni Arena, Presidente di Telefono Arcobaleno: «la dimensione della pedofilia online dal 2006 a oggi è praticamente raddoppiata […] È indiscutibile la radice commerciale della maggior parte delle attività pedofile online, legate al triste mercato del pedobusiness […] Un altro dato preoccupante e al quale dovrebbe essere riservata la massima attenzione è il numero dei frequentatori dei siti pedofili, sono cifre con talmente tanti zeri da risultare davvero impressionanti. I frequentatori e i fruitori di questi siti sono prevalentemente americani, tedeschi, inglesi, giapponesi, francesi, italiani: un vero e proprio esercito che quotidianamente si muove in internet a caccia di foto, di video, di contatti».