«Un recente studio commissionato da Cisco e realizzato a livello globale da Insight Express ha mostrato che sebbene i telelavoratori affermino di essere a conoscenza delle problematiche di sicurezza, il loro comportamento (che include la condivisione dei computer aziendali con persone al di fuori dell’ambito lavorativo, l’apertura di e-mail di dubbia provenienza e l’utilizzo non autorizzato di reti wireless altrui) lascia supporre il contrario, ovvero che non sia del tutto noto quale sia potenzialmente l’impatto negativo dei loro comportamenti sulla sicurezza aziendale»: così Cisco presenta i risultati della propria ricerca sul telelavoro, andando così ad affrontare un apparato in grande evidenza che in Italia ancora fatica per varie ragioni ad imporre le proprie dinamiche.
La ricerca (pdf) prende nome “Percezioni e comportamenti dei telelavoratori: fattori chiave per la sicurezza aziendale” e punta il dito contro le abitudini dei telelavoratori nel proprio approccio informatico. Parlano i numeri:
- «Circa il 40% dei telelavoratori intervistati (il 47% in Italia) ha affermato di utilizzare il proprio computer aziendale per fare shopping su Internet. La metà ha affermato di fare personalmente gli acquisti online perchè “alla loro società non dà fastidio che lo facciano” (41% in Italia)»;
- «un intervistato su dieci (il 18% in Italia) ha dichiarato di aver utilizzato la connessione Internet di un vicino, mentre lavorava in remoto»: in Italia il 21% degli intervistati ha affermato di operare deliberatamente all’insaputa del vicino;
- nonostante metà degli intervistati dichiari di usare dispositivi propri per accedere alle risorse aziendali, è bassa la percentuale (29% in Italia) di quanti hanno un software antivirus installato sul proprio sistema;
- «il 38% degli intervistati (il 34% in Italia) ha affermato di aprire e-mail di provenienza sconosciuta ma non gli allegati»;
La ricerca Cisco lascia emergere una scarsa attenzione alla sicurezza tanto da parte dei telelavoratori quanto da parte delle aziende, ove spesso non v’è un vero e proprio responsabile per il controllo degli apparati. La conseguenza è, secondo l’opinione dei decision-maker intervistati, un aumento delle chiamate di assistenza per incidenti relativi alla sicurezza: «tra le principali cause di tale aumento compaiono: attacchi di virus e/o worm (48% globalmente, 35% in Italia), spyware e/o adware (47% globalmente, 40% in Italia), spam e/o phishing (52% globalmente, 49% in Italia), furto di identità (26% globalmente, 12% in Italia), hacking (28% globalmente, 14% in Italia)».