Televideo, c'eravamo tanto amati

Televideo, c'eravamo tanto amati

Come non adorarlo il Televideo. Quando ancora Internet era una realtà per pochi eletti, il telecomando era un mouse ed il Televideo era la breccia interattiva che permetteva di rapportarsi alla televisione in un modo nuovo, magico. 101, ultimora. 102, ultime notizie. 120, altre notizie. 201, calcio. 230, altri sport. 300, economia. A quei tempi gli elenchi che non si potevano dimenticare erano la tabellina del 9, la formazione dell’Italia di Bearzot ed il menu del Televideo.

Oggi il Televideo ha ancora tutto un suo motivo d’essere. Sebbene sia poco comprensibile il motivo per cui il menu sia stato troppo frequentemente modificato nel tempo, lo strumento è ancora raggiungibile quando accendere il pc diventa un’operazione lenta e macchinosa. La tv è onnipresente, il Televideo è dotazione standard, la consultazione è semplice: ancor oggi, tutto sommato, il Televideo mantiene intatto il proprio motivo d’essere. Solo la magia se ne è andata, ma era cosa ineluttabile.

Quel che risulta meno comprensibile è il motivo per cui “mamma RAI” abbia deciso di portare il Televideo in Rete. Da tempo una versione copiaincollata sul Web campeggiava sul sito RAI.it e, in occasione dello IAB, il nuovo “Televideo 2.0” è stato presentato a utenti, colleghi e, ovviamente, inserzionisti.

Il nuovo televideo è una sorta di portale che mette in un sol calderone un normale sito di notizie ed il tradizionale Televideo. Struttura a paginate, font classico, testi brevi. Ne esce un prodotto ibrido, privo di qualunque significato che non sia nella volontà di riciclare la magia del Televideo portandola acrobaticamente in Rete. Esperimento fallito, occorre ammetterlo.

Da vecchi innamorati pazzi del Televideo (la formazione prosegue con 501, televisione, e con le pagine dopo la 700, dove si promettevano fantasmagorici servizi tramite collegamento telefonico e pc), non si può però pensare che il servizio sia eterno. Anzi. La commistione tra televisione e internet è sicuramente destinata a fagocitare anche il Televideo, proiettandolo da un giorno all’altro a capitoletto sui libri di storia della tecnologia. Se non sarà la tecnologia a dettare questo passaggio, sarà l’economia e le esigenze di bilancio a procedere.

C’è da chiedersi, infatti, quale vantaggio possa ancora apportare una pubblicità portata sulle pagine del Televideo. Sul sito della SIPRA, infatti, emerge come un piccolo spazio (si prenda ad esempio la pagina 203 con la classifica della Serie A, pg. 12 del pdf) possa costare qualcosa come 4620 euro. Il numero dei visitatori di quella pagina? Il documento (pdf) fornisce solo dati che aggregano l’intera sezione, quantificando in 166 milioni le pagine viste mensilmente. Il dato, però, è così ottenuto:

La società GFK misura la diffusione e il gradimento di Rai Televideo attraverso ricerche su un campione di 4.000 individui di età superiore ai 14 anni, rappresentativo della popolazione italiana, con interviste telefoniche (metodologia Cati). L’ultima ricerca si è svolta tra il 22 e il 30 maggio 2006 e fornisce dati di consultazione su base mensile.

Meglio 4620 euro spesi su un campione quantificato nel 2006 (appena stimato, e da allora in costante ed ovvio depauperamento) o 4620 euro spesi in search advertising, banner e campagne online perfettamente bilanciate e dalle performance sicure? In questa domanda v’è descritto il destino del Televideo.

P.s. Se non sapete la risposta cliccate sul pulsante “?” del vostro telecomando: ai tempi funzionava così…

Ti consigliamo anche

Link copiato negli appunti