Nel fine settimana un numero non indifferente di videomaker e vlogger hanno unito le loro voci al grido dell’hashtag #YouTubeIsOverParty, per lamentare un comportamento da alcuni ritenuto discriminante da parte di YouTube. Attivando la Modalità con Restrizioni della piattaforma, infatti, alcuni contenuti caricati da utenti della comunità LGBTQ risultavano filtrati e non accessibile, nonostante in essi non fossero presenti scene o linguaggio destinati a un solo pubblico adulto.
I vertici della piattaforma ne hanno preso atto, intervenendo con un comunicato diffuso tramite l’account ufficiale Creators su Twitter e riportato di seguito in forma tradotta. In estrema sintesi, YouTube ammette come qualcosa sia andato storto, ponendo le proprie scuse per eventuali problemi provocati agli utenti e dichiarando di apprezzare i feedback ricevuti. Non è invece chiara la dinamica di quanto accaduto, con la società che si limita a sottolineare l’avvio di un’indagine per capirne le cause. Il messaggio ha in primis lo scopo di distendere gli animi, al termine di un weekend in cui non sono mancate le tensioni sui social.
Siamo molto orgogliosi di rappresentare le voci LGBTQ+ sulla nostra piattaforma, sono una parte importante di ciò che è YouTube. L’intenzione della Modalità con Restrizioni è quella di bloccare contenuti per adulti alla visione di un piccolo gruppo di utenti che desidera un’esperienza filtrata. In generale i video LGBTQ+ sono disponibili nella Modalità con Restrizioni, ma alcuni filmati in cui si discute di temi più sensibili potrebbero non esserlo. Ci dispiace per qualsiasi confusione causata e stiamo indagando il problema. Apprezziamo i vostri feedback e la passione finalizzata a rendere YouTube una community tanto attiva, diversificata e inclusiva.
A message to our community … pic.twitter.com/oHNiiI7CVs
— YouTube Creators (@YouTubeCreators) March 20, 2017
La verità è che, molto probabilmente, il funzionamento della Modalità con Restrizioni di YouTube (disattivata di default) dev’essere perfezionato. Leggendo in Rete i commenti sulla vicenda emerge che anche alcuni video ufficiali di Taylor Swift risultano colpiti dal filtro. Di certo non si può accusare Google di discriminazione, come dimostrano le numerose iniziative messe in campo negli anni a sostegno della comunità LGBT.