Il violento terremoto che nei giorni scorsi ha colpito la parte meridionale del Giappone, uccidendo più di 40 persone e ferendone oltre un migliaio, ha interessato anche un impianto Sony che si occupa della produzione di sensori CMOS da integrare nelle fotocamere degli smartphone. Più precisamente si tratta della fabbrica che sorge a Kyushu Island, nella prefettura di Kumamoto.
La linea, che solitamente opera senza interruzione giorno e notte, rimarrà ferma fino a che non sarà stata verificata l’assenza di problemi relativi alla sicurezza. L’azienda giapponese assicura comunque che, almeno per il momento, le consegne delle componenti non subiranno ritardi o rinvii, grazie alle scorte stoccate nei magazzini. Anche la produzione nell’impianto di Kyushu, nella prefettura di Nagasaki, è stata parzialmente sospesa.
Si tratta di uno stop che potrebbe avere in un secondo momento alcune conseguenze sull’intero settore mobile, poiché Sony fornisce il 40% circa dei sensori integrati nei dispositivi in commercio, compresi quelli della gamma Apple. Questa una prima dichiarazione della società.
Non prevediamo alcuna immediata interruzione delle forniture, poiché al momento abbiamo scorte a magazzino. Rilasceremo prontamente un comunicato se dovesse emergere un qualsiasi problema.
La redazione di Reuters ha interpellato anche produttori come Samsung per chiarimenti sulla questione: Galaxy S7, così come la sua variante edge, equipaggia componenti CMOS che arrivano proprio dalle fabbriche colpite dal sisma (venerdì si è arrivati a 7.3 di magnitudo nell’area che circonda Kyushu Island), nonostante alcuni utenti abbiano segnalato la presenza di sensori Isocell nelle loro unità. Il gruppo sudcoreano ha confermato che, al momento, non sono da segnalare ritardi di alcun tipo. Sony, dal canto suo, dichiara di condurre indagini sugli impianti interessati dalle scosse.
Stiamo ancora accertando l’eventuale presenza di danni agli impianti, che solitamente operano 24 ore al giorno.