Le linee guida di Facebook, social network popolato quanto un continente, sono come una costituzione, ed esattamente come in quelle degli stati nazionali c’è sempre chi pensava di conoscerla senza averla mai letta per davvero. Così il comunicato di Monika Bicket, a capo della policy di Facebook, che ha chiarito alcuni aspetti degli standard della comunità social su temi caldi come terrorismo, incitamento all’odio, nudità, privacy, ha fatto parlare di “nuove regole”. Nulla di tutto questo, però: nessuna nuova regola è stata istituita e quelli elargiti sono soltanto chiarimenti ed interpretazioni necessari al buon funzionamento del network.
Il comunicato di Facebook a proposito dei community standard cade in un periodo particolarmente complicato per la rete, dove si concentrano diverse tensioni geopolitiche, dalla propaganda dei fondamentalisti islamici dell’Isis alle restrizioni di molti paesi con una loro visione dei diritti dei cittadini, fino ai problemi invece tipicamente occidentali del limite tra moderazione e censura a proposito dei contenuti personali degli utenti, sempre molto sensibili a seconda del fronte in cui sono: genitori di vittime di bullismo, autori di post e immagini dai contenuti discutibili su versanti opposti e in mezzo l’azienda e il suo dovere di dare risposte coerenti.
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Le regole di Facebook
Così il comunicato di Facebook ha il pregio di spiegare con maggiore chiarezza gli standard, soprattutto negli aspetti più controversi e interpretabili.
- Terrorismo: nessuna concessione alla propaganda.
Non solo non permettiamo organizzazioni terroristiche e i loro membri nella nostra comunità, ma non consentiamo neppure di elogiare o sostenere gruppi terroristici o i loro atti o leader.
- Hate speech: sempre sotto osservazione, ma spazio a educazione e parodie.
Consentiamo agli utenti di esprimere liberamente le proprie opinioni su persone e argomenti di interesse pubblico, ma prenderemo provvedimenti in caso di segnalazione di comportamenti offensivi nei confronti di singoli individui. (…) Facebook non consente i contenuti che incitano all’odio, ma attua una distinzione tra contenuti seri e meno seri. Se da un lato incoraggiamo gli utenti a mettere in discussione idee, eventi e linee di condotta, non consentiamo la discriminazione.
- Nudità: equilibrio difficile. In questo caso Facebook specifica ulteriormente nelle linee guida e nei video tutorial il problema della nudità. Per il social network è evidente che non può mantenersi una norma rigida – che ha finito in passato per censurare opere d’arte e immagini naturali – ma al contempo vanno tenuti d’occhio i contenuti erotici espliciti per due ragioni: molte piattaforme hanno fatto una brutta fine a causa del proliferare di questi contenuti, e bisogna evitare il revenge-porn, la pratica di pubblicare senza consenso foto intime di ex-partner con lo scopo di umiliarli. Dunque niente immagini di seni e glutei e genitali (tranne alcuni casi specifici), e niente descrizioni dettagliate di rapporti sessuali. C’è chi lo definisce moralismo e chi addirittura censura, ma è difficile non comprendere cosa spinga Facebook a dettare queste regole, e non sembrano appartenere né all’una né all’altra delle mentalità.
Imponiamo anche delle limitazioni alla pubblicazione di immagini di nudità. È nostra intenzione rispettare il diritto delle persone di condividere contenuti importanti per loro, siano essi fotografie di una scultura come il David di Michelangelo o foto di famiglia di una madre che allatta al seno il figlio.
- Rapporti con le legislazioni nazionali. Si è molto parlato, ad esempio nel caso della Turchia, dei compromessi necessari per operare in alcune legislazioni. Le spiegazioni hanno il merito di essere oneste:
Ci sono anche momenti in cui potrebbe essere necessario rimuovere o limitare l’accesso al contenuto perché vìola una legge in un determinato paese, anche se non vìola le nostre norme comunitarie. (…) Sfidiamo le richieste che sembrano essere irragionevoli o eccessive, e se un paese chiede di rimuovere contenuti, perché illegali solo in quel paese, noi non necessariamente li cancelliamo da Facebook del tutto, ma possiamo limitarne l’accesso nel singolo paese in cui è illegale.