I servizi di Google, nel web 2.0, e la sicurezza per gli utenti

I servizi di Google, nel web 2.0, e la sicurezza per gli utenti

Appena entrati in questo nuovo anno qualcuno lo aveva saggiamente previsto e condiviso: il 2007 è l’anno delle metriche. E chi se non la “grande G” (Google) poteva muoversi in questa direzione?

Come si sarà appreso, dalle notizie di qualche giorno fa, è stato lanciato, per ora solo negli Stati Uniti, Google Hot Trends, un nuovo servizio che consente di monitorare quali sono le richieste nella ricerca che crescono più rapidamente (e fare quindi osservazioni).

Viene fornito un elenco, aggiornato più volte nel corso della giornata, delle 100 ricerche più popolari del momento, sulla base dei dati provenienti dalle query poste ai server di Google.

In sostanza, il nuovo tool made in Moutain View, combina le caratteristiche di due prodotti della società, Zeitgeist e Trends, due strumenti che osservano le abitudini di ricerca nel web. Ogni risposta di Hot Trends, infatti, non mostra solo i link ai siti potenzialmente correlati, ma anche anche link ad articoli di news sul tema e ricerche di blog, provvedendo ad aggiungere un contesto, utilizzando gli altri servizi già attivi come Google Trends, Google News, Google Blog Search. In particolare Google Trends, per chi non lo sapesse, è un servizio che fornisce grafici ed altri dati, per permettere l’analisi di ricerche associate a determinare keywords e poterne così valutare l’andamento in base al tempo, in base ad altri trend del periodo, in base al luogo (nazione o città).

L’idea alla base degli Hot Trends è fornire un contesto ai termini di ricerca utilizzati, che determinano indirettamente quali siano gli interessi del momento tra gli internauti, seppur vengano (a ragione) eliminate a priori alcune query, che coinvolgono termini pornografici, i maggiori siti internet, il meteo e i nomi di celebrità.

Con Hot Trend (spiega Google) puoi catturare un’istantanea di cosa sta pensando la mente collettiva del pubblico, visualizzando le ricerche via via più popolari in momenti diversi. Si può visualizzare una lista delle 100 ricerche attuali che più rapidamente acquistano popolarità negli Stati Uniti, ma si può anche selezionare un certo giorno nella storia per vedere quali fossero in quel momento le search più popolari e come sono cambiate nel corso di quel giorno.

A questo punto sarà sorta una domanda spontanea a molti di voi: “ma non saranno troppo invasive queste ricerche?”. Tuttavia questo non è ancora nulla se confrontato ad una questione che si è rilevata altamente spinosa negli ultimi tempi, soprattutto nei confronti di Google: il diritto alla privacy.

Tempo fa era stato pubblicato un video che spiegava molto bene quanti dei nostri dati sensibili sono nelle mani del sempre più potente G.

Da Mountain View, però, non giungono grandi sforzi in questo senso e anzi, negli ultimi giorni, Eric Schmidt (CEO di Google) ha dichiarato, in un’intervista al Financial Times, che nei prossimi anni la tendenza sarà sempre più orientata alla raccolta di informazioni di ogni tipo per approfondire sempre più la personalizzazione

in modo che gli utenti potranno arrivare a chiedere al motore di ricerca cosa devono fare oggi.

Su Webnews si è già discusso della privacy degli utenti e se uniamo a queste riflessioni la notizia che Google giudica le ricerche compiute nel campo della genetica strategiche per i propri obiettivi, tanto che ha investito 3.9 mln di dollari in una compagnia dedita alla ricerca nel campo della genetica (seppur fondata dalla moglie del cofondatore Sergey Brin), iniziamo di corsa ad utilizzare Sputtr, e ci teniamo lontani dai bottoni marchiati Google.

Investito di un potere così forte (basti la rapidità con cui il trucchetto “output=googleabout”, da post-porre all’indirizzo di Google per ottenere una pagina di ricerca priva di pubblicità, abbia smesso di funzionare), il grande G continua la sua strada, innegabilmente, di forte innovazione tecnologica, lanciando un blog per la sicurezza informatica, acquistando Feedburner, lanciando Universal Search,
progettando tool orientati alla centralità dell’utente, inserendo la visualizzazione diretta degli allegati anche .ppt, introducendo Google Translate, inserendo il suo servizio pubblicitario anche nei video, proseguendo l’innovazione nella geo-localizzazione, esplorando la strada del 3D e del virtuale e potenziando Google Maps con il servizio Street View, che permette di visualizzare le strade a 360° e in soggettiva.

Tutto ciò mentre alcuni si rifanno il trucco, altri lo rincorrono disperatamente (anche Yahoo ha aggiornato la sua piattaforma pubblicitaria per monitorare più in profondità il comportamento degli utenti sul suo portale), altri ancora gli ricordano le sue origini.

Come fa notare Zambardino, utilizzando un servizio di Google diamo il nostro tacito consenso ad un patto che in cambio del servizio cede conoscenza. E questa conoscenza viene ceduta nella maggior parte dei casi inconsapevolmente. Questa è forse la caratteristica che crea più ansia.

A prescindere da ogni piccola o grande innovazione, da ogni strumento per la sicurezza, Google risulta sempre più un colosso che detiene un potere spaventoso e continua a fare paura malgrado Schmidt dichiari che “l’azienda sta lavorando a una tecnologia per far fronte anche a questa questione”.

Facciamoci coraggio però perché nel mese di giugno possiamo provare a contrastarlo!

Al di la del pericolo una cosa è certa, se Google continua con la sua politica e continua a sfornare servizi utili con questa frequenza, presto il web 2.0 avrà tantissimo materiale per poter creare infinite combinazioni Mush-up e infiniti servizi utili agli utenti. Ma a che prezzo? Se siete arrivati alla fine di questo post, dopo aver letto, voi cosa ne pensate?

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