Le strategie messe in campo da software house e publisher per combattere la pirateria in ambito videoludico sono le più disparate: c’è chi ricorre a protezioni DRM (spesso facili da aggirare per i furbetti e fastidiose per chi compra i giochi legalmente), mentre altri fanno uso di sistemi come Online Pass per impedire le sfide multiplayer a chi non ha messo mano al portafogli o ha effettuato un acquisto di seconda mano.
La linea scelta da Maxis con The Sims 4, ufficialmente nei negozi da ieri, è invece differente. Lo sviluppatore ha volontariamente inserito un bug, che si attiva solitamente per le copie pirata, ad esempio quelle scaricate tramite i circuiti peer-to-peer come BitTorrent. Ecco quello che accade: quando un personaggio visualizzato sullo schermo si toglie completamente i vestiti, la sua sagoma viene coperta da una serie di grandi pixel. Una sorta di censura, necessaria per mantenere il bollino PEGI 12+ e non mostrare nudità. Se quella installata è una copia non autorizzata, però, il Sim continua ad essere visto “a quadrettoni” anche dopo essersi rivestito, trascinando l’effetto con sé per tutto lo schermo.
In molti, infastiditi da un comportamento di questo tipo, si sono fiondati sul forum ufficiale di Electronic Arts per lamentarsi del glitch, senza rendersi conto che in quello stesso momento stavano ammettendo il loro comportamento illegale, ossia l’aver scaricato e installato una copia non autorizzata del gioco. The Sims 4 non è comunque il primo titolo a mettere in campo una strategia di questo tipo contro la pirateria: qualcosa di simile si è già visto in passato con Game Dev Story e Skullgirls. Di certo un modo originale per affrontare un problema che da sempre affligge il mercato videoludico.