The Web Index è l’ultima iniziativa di Tim Berners-Lee, 57enne informatico britannico a cui va attribuita l’invenzione dell’acronimo WWW (World Wide Web). Una figura di spicco nel panorama della grande Rete, che con il suo nuovo portale intende proprio analizzare lo stato di salute di Internet sul pianeta. Una sorta di classifica che giudica ogni singolo stato in base ad alcuni criteri: adeguatezza delle infrastrutture, utilizzo del Web da parte degli utenti, contenuti generati, impatto economico, politico e sociale.
Il nostro paese non esce di certo a testa alta dalla valutazione, piazzandosi solamente al 23esimo posto con un punteggio complessivo pari a 56,4, dopo Egitto, Kazakistan, Qatar e poco prima di Filippine o Indonesia. Anche prendendo in considerazione i 15 stati del continente europeo la situazione non migliora: l’Italia è in 12esima posizione, relegata a ruolo di fanalino di coda, con un gap al momento incolmabile che ci separa dalle realtà più meritevoli: Svezia (100), Stati Uniti (97,3) e Regno Unito (93,8).
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Dando uno sguardo più approfondito alle tre macroaree in cui è suddivisa l’analisi di The Web Index, si scopre che l’aspetto da migliorare riguarda in primo luogo l’impatto che Internet ha sugli aspetti della nostra vita politica, economica e sociale. Non va molto meglio analizzando l’efficienza delle infrastrutture predisposte per l’accesso al Web: la piaga del digital divide rappresenta ancora un problema tutt’altro che lasciato alle spalle, soprattutto in alcune aree della penisola. Infine, anche in merito all’utilizzo della Rete e alla creazione di contenuti l’Italia è ferma al 20esimo posto della chart mondiale.