Il suo nome è Theresa Bradley ed il suo nome è registrato in duplice copia presso varie corti distrettuali statunitensi: da una parte v’è una denuncia a Yahoo, della quale ancora non si conoscono gli estremi; dall’altra v’è una denuncia a Google, per la quale i dettagli lasciano emergere una storia per molti versi paradossale.
Theresa Bradley, infatti, avrebbe denunciato Google per aver causato gravi danni alla propria azienda (Brava Corp., con sede a Washington) ed alla propria reputazione. In particolare la denuncia chiede i danni per le 100 ore passate a sistemare il codice di AdSense sul proprio sito web, trovandosi poi relegata fuori dei programmi promozionali di Google.
Pronta la replica della controparte: l’azienda della signora Bradley impegnava il suo tempo a cliccare sulle promozioni, così l’account è stato cancellato per impedire la continuazione di un comportamento espressamente vietato dalla policy del servizio. La Bradley asserisce da parte sua di aver cliccato sporadicamente per verificare che le promozioni non facessero riferimento a siti della concorrenza, ma nulla più. Le parti si incontreranno in tribunale, anche se fin da subito i legali di Google definiscono priva di merito l’accusa della donna.
In attesa di conoscere i dettagli dell’accusa rivolta in data 1 Agosto contro Yahoo, la vicenda inizia a raccogliere online un certo sarcasmo attorno alla figura della protagonista, la quale chiede 250 mila dollari di risarcimento ma poi si dichiara troppo povera per sostenere le spese processuali. Nessun commento alla stampa è stato rilasciato dalla signora Bradley.