Si chiama Tiangong-1, tradotto “Palazzo Celeste 1”, ed è una struttura da 8.500 Kg in viaggio a circa 28.000 Km/h che dallo spazio si appresta a discendere sulla Terra entro i prossimi giorni. È il primo prototipo di stazione spaziale cinese lanciato in orbita nel settembre 2011 e dal 2016 fuori dal controllo dell’agenzia spaziale del paese asiatico.
In queste ore si fa un gran chiacchierare di dove e in che modo la struttura effettuerà la sua discesa sul pianeta. Mettiamo da parte gli allarmismi e affidiamoci a quanto riporta chi ha competenza sul tema: la European Space Agency. L’ultimo aggiornamento pubblicato è di oggi (30 marzo 2018) e parla di una finestra per il rientro stimata tra la notte del 31 marzo e la prima serata dell’1 aprile. Effettuare altre previsioni, al momento, secondo l’ESA è un azzardo a causa delle molteplici variabili legate all’attività solare. L’Agenzia afferma infatti che un flusso di particelle ad alta velocità provenienti dalla stella ha raggiunto la Terra, senza però influenzarne il campo geomagnetico né modificando la densità degli strati superiori dell’atmosfera come stimato in precedenza.
Chi parla di un pericolo concreto per l’Italia centro-meridionale rischia di innescare un panico non giustificato. Come si può osservare nella cartina allegata di seguito, diffusa sempre dall’Agenzia Spaziale Europea, la fascia potenzialmente interessata dall’impatto si estende dal 43esimo parallelo Nord al 43esimo parallelo Sud, comprendendo l’intero continente africano, una fetta considerevole degli Stati Uniti, l’America Latina, L’Oceania, il Medio Oriente e buona parte dei paesi asiatici.
Focalizzando l’attenzione sul nostro paese, l’Agenzia Spaziale Italiana non esclude che uno o più frammenti di Tiangong-1 possano colpire il nostro territorio. Si parla comunque di una probabilità molto bassa: 0,02%. In ogni caso, riportiamo i consigli diffusi attraverso le pagine del sito ufficiale, pubblicati al termine dell’incontro tra ASI, Presidenza del Consiglio, Ministeri dell’Interno, della Difesa e degli Esteri, ENAC, ENAV, ISPRA e Commissione Speciale di Protezione Civile.
- È poco probabile che i frammenti causino il crollo di edifici, che pertanto sono da considerarsi più sicuri rispetto ai luoghi aperti. Si consiglia, comunque, di stare lontani dalle finestre e porte vetrate.
- I frammenti impattando sui tetti degli edifici potrebbero causare danni, perforando i tetti stessi e i solai sottostanti, così determinando anche pericolo per le persone: pertanto, non disponendo di informazioni precise sulla vulnerabilità delle singole strutture, si può affermare che sono più sicuri i piani più bassi degli edifici.
- All’interno degli edifici i posti strutturalmente più sicuri dove posizionarsi nel corso dell’eventuale impatto sono, per gli edifici in muratura, sotto le volte dei piani inferiori e nei vani delle porte inserite nei muri portanti (quelli più spessi), per gli edifici in cemento armato, in vicinanza delle colonne e, comunque, in vicinanza delle pareti.
- È poco probabile che i frammenti più piccoli siano visibili da terra prima dell’impatto.
- Alcuni frammenti di grandi dimensioni potrebbero sopravvivere all’impatto e contenere idrazina. Si consiglia, in linea generale, che chiunque avvistasse un frammento, senza toccarlo e mantenendosi a un distanza di almeno 20 metri, dovrà segnalarlo immediatamente alle autorità competenti.