Lanciato tra il 2014 e il 2015 con l’obiettivo di offrire un’alternativa per lo streaming musicale agli audiofili, puntando tutto sulla qualità del flusso audio trasmesso, Tidal sembra finora non aver trovato una formula di business in grado di assicurarne la sostenibilità economica. Si ipotizza addirittura uno stop al servizio entro sei mesi. A riportare l’indiscrezione è la testata norvegese Dagens Næringsliv.
La piattaforma di Jay-Z, che nel mese di gennaio ha visto l’operatore Sprint entrare nel progetto acquisendo il 33% delle quote (e assicurando fondi sufficienti per operare altri 12-18 mesi), non naviga in buone acque, almeno stando a quanto riportato dalla fonte del rumor. Si parla di un numero di abbonamenti che stenta a crescere, bloccando anche l’arrivo di liquidità. Secondo i dati ufficiali il milione di iscritti è stato raggiunto nel settembre 2015, ma i documenti relativi ai pagamenti al tempo inviati alle case discografiche riportavano solo 350.000 utenti. Sei mesi dopo il numero è salito, secondo i vertici della piattaforma, a tre milioni, mentre altre fonti affermavano fosse fermo a 850.000. Un portavoce della società è intervenuto sulle pagine di Engadget, con una dichiarazione da cui non sembrano però trapelare difficoltà.
Abbiamo sentito storie negative su Tidal fin dalla sua nascita, ma tutto ciò che abbiamo fatto è stato portare a crescere il nostro business ogni anno.
Non è chiaro a questo punto quale sia il destino di Tidal, in un mercato dove Spotify (circa 60 milioni di utenti abbonati a luglio) continua a mantenere salda la propria leadership, seguita da realtà come Apple Music (30 milioni di sottoscrittori in settembre) e con all’orizzonte nuove il debutto di iniziative concorrenti: proprio ieri si è parlato di un possibile servizio inedito di streaming musicale integrato da Google in YouTube a partire dal marzo del prossimo anno.