«Vogliamo un mondo nel quale tutte le persone abbiano la possibilità di accedere al Web. Tutti – di qualsiasi linguaggio, capacità, localizzazione, sesso, età o altro – dovranno essere in grado di comunicare e collaborare, creare contenuti di valore ed accedere alle informazioni di cui necessitano per migliorare la loro vita e le loro comunità. La creatività di miliardi di nuovi utenti del Web dovrà essere liberata. Le capacità del web si moltiplicheranno e giocheranno un ruolo sempre più cruciale nella riduzione della povertà e dei conflitti, migliorando salute ed educazione, invertendo il riscaldamento climatico, diffondendo migliori gestioni governative e risolvendo tutte le sfide, locali e globali»: è questa la sfida che la Web Foundation, l’associazione no profit fondata da Tim Berners-Lee, pone al centro del proprio manifesto programmatico.
Dopo aver letteralmente inventato il World Wide Web, Tim Berners-Lee non intende limitarsi ad uno sviluppo interno dello strumento. Guardando al di fuori, infatti, è facile vedere quanto la Rete sia oggi una disponibilità per pochi, trasformandosi pertanto in una aggravante per le condizioni delle popolazioni in difficoltà. La Rete, però, è stata pensata per essere equa ed onnicomprensiva, in grado di arrivare ovunque ed a parità di condizioni. Deve essere difficile per Tim Berners-Lee vedere tagliate fuori dal Web proprio le popolazioni che più potrebbero fruirne per migliorare le proprie condizioni di vita, ed è per questo che la Web Foundation porta ora avanti due nuovi progetti ed un un fine ultimo: permettere alle popolazioni lontane dal Web di utilizzare gli strumenti disponibili non solo per accedervi, ma anche per sviluppare soluzioni nuove e contenuti utili per il proprio specifico contesto economico e sociale.
La World Wide Web Foundation, insomma, non intende aiutare il Web, ma il contrario: intende capire come il Web possa aiutare gli utenti. Il primo progetto è il cosiddetto “Re-greening in Africa” (W4RA): l’intento è quello di mettere in comunicazione quanti lavorano nel mondo dell’agricoltura, permettendo loro di sviluppare strategie e piani di lavoro comuni e consapevoli sulla base di esperienze e condivisioni informate. Per far ciò è necessario anzitutto creare la piattaforma comunicativa: la Web Alliance for Re-greening Africa intende pertanto capire quali siano le informazioni da condividere, come possa essere fatto utilizzando strumenti web-based, come possa avvenire l’accesso (in particolare da mobile) e come si possano aumentare i casi di successo. La definizione di strumenti ed obiettivi prenderà forma a partire dal Burkina Faso ed i fondi a disposizione dovrebbero garantire 3 anni di lavoro ed una estensione del programma a Niger e Mali.
Il secondo grande progetto parte da un assunto di base: ad oggi soltanto il 25% della popolazione mondiale ha accesso al Web, mentre il 70% ha in mano uno strumento in grado di accedervi. «Il gap nell’uso è parzialmente attribuibile ad una mancanza di contenuti accessibili o necessaria istruzione su come usare lo strumento in tutte le sue potenzialità». “Empower young people“, organizzato in cooperazione con il brasiliano Center for Digital Inclusion (CDI) si propone di porre una pezza a questo riflusso di digital divide, agendo con l’istruzione per aiutare le nuove generazioni ad abbracciare le nuove tecnologie. Il programma si propone non solo di insegnare a “leggere”, ma anche a “scrivere”: le nuove leve dovranno essere in grado di produrre contenuti per il mobile, sotto forma testuale, parlata e di immagini, così che il Web si arricchisca di informazioni utili per le comunità specifiche e la condivisione possa essere praticata direttamente all’interno delle comunità di riferimento: prodotte e fruite entro gli stessi confini, imparando la filiera di produzione e distribuzione per mettere in moto una catena in grado un domani di camminare da sola.
Quest’ultimo programma non sarà abilitato soltanto in Africa: trattasi del primo caso del genere, il che porta la Web Foundation ad operazioni a livello globale per portare il Web ovunque ve ne possa essere utilità. Ma con un giusto principio a fronte di tutto: il Web non va imposto, ma suggerito; va imparato, non soltanto propinato. Soltanto così lo strumento potrà diventare realmente utile e, soprattutto, le generazioni future potranno essere libere ed autosufficienti.