La BBC sta per produrre un documentario (“Digital Revolution“) avente l’obiettivo di ripercorrere la storia del Web. In occasione del 20ennale dalla nascita, a farsi narratore dello speciale sarà Tim Berners-Lee, ad ogni effetto l’inventore del più grande mezzo di comunicazione mai creato. Nel presentare la propria partecipazione al progetto BBC, però, Tim Berners-Lee ha anche colto l’occasione per spiegare il proprio punto di vista relativamente alla Rete, al suo rapporto con gli utenti ed al suo tribolato rapportarsi con le istituzioni. Perché Tim Berners-Lee ne è convinto: la Rete deve crescere respirando libertà.
Il punto di vista del creatore del Web è tutt’altro che superficiale o schierato. L’idea trasmessa, infatti, è quella di un World Wide Web sul quale possa gravitare una atmosfera di totale libertà, purché quest’ultima non sia un viatico per trasgredire alle regole. Sì al controllo, quindi, purché non invasivo e non limitativo: «Internet deve essere come una tela bianca […] Quando usi Internet, il medium non deve essere settato con qualsivoglia costrizione», pena l’esplosione di «ogni tipo di perniciosa conseguenza».
Se nessuno conosce bene il Web come lo può conoscere il suo padre putativo, allora le parole di Tim Berners-Lee assumono ancora maggior significato. Nel discorso si affronta il tema dell’anonimato, tanto caro anche e forse soprattutto al Web italiano: Berners-Lee difende il diritto di celarsi dietro una falsa identità, ma sostiene che una misura di tutela andrebbe posta in essere così che libertà e controllo possano bilanciarsi senza permettere l’invadenza delle istituzioni o le derive illegali dell’utenza. Tim Berners-Lee, inoltre, ricorda che «solo perchè puoi leggere qualunque cosa su Internet, tu non debba per forza leggere di tutto». Non tutto è vero, non tutto è valido: il ruolo dei nuovi media potrebbe inserirsi in questo contesto come un nuovo filtro in grado di mettere ordine nel flusso rumoroso e disordinato della Rete. Così come le istituzioni dovrebbero ritagliarsi uno spazio proprio, nel nome della trasparenza, per portare in Rete il resoconto del proprio operato.
L’intervento di Tim Berners-Lee è pertanto estremamente equilibrato, ed il messaggio che passa è quello per cui il Web, in assenza di strumenti ad hoc, debba rimanere libero da lacci. Ciò, però, non deve rallentare la ricerca dell’equilibrio perfetto tra controllo e libertà, così che si possa incoraggiare l’uso della rete scoraggiando al tempo stesso l’uso distorto dello strumento stesso. Tim Berners-Lee incarna ancor oggi il manifesto della Rete e nelle sue parole è possibile leggere molto di quello che potrebbe essere il giudizio di fronte a norme che limitano la libertà, impongono la censura, vietano l’anonimato o monitorano il traffico. Da Green Dam all’HADOPI, fino alle sgangherate normative di casa nostra: il padre del World Wide Web predica collaborazione ed apertura, così che la rete a 20 anni dalla nascita possa continuare a svilupparsi in modo omogeneo ed equilibrato.
Alla fine, sostiene Tim Berners-Lee, la libertà avrà la meglio su censure e controlli. «Ma non sarà per nessun motivo una strada semplice».