Tim Cook si reca in Irlanda per ritirare il premio, annunciato pochi giorni fa, relativo ai 40 anni di permanenza di Apple nel Paese europeo. Il CEO di Cupertino ne ha approfittato per rinnovare la propria partnership strategica con la nazione, nonché per fare una rara dichiarazione sul tema delle tasse.
Come già ampiamente noto, Apple è sbarcata in Irlanda circa 40 anni fa: la società californiana ha aperto a Cork il proprio headquarter europeo, oggi responsabile anche delle operazioni del gruppo per il Medio Oriente. Una partnership, quella tra la mela morsicata e l’Irlanda, che ha permesso la creazione di migliaia di posti di lavoro, rinnovando l’economia locale. Questo rapporto, però, è stato di recente posto sotto la lente d’ingrandimento della Commissione Europea, che ha deciso di comminare una sanzione di 13 miliardo di euro, poiché Apple avrebbe per anni approfittato di una tassazione vantaggiosa. In risposta, la società californiana e il governo irlandese hanno tempo fa annunciato un ricorso e, di conseguenza, si attende l’avvio dell’appello per conoscere maggiori dettagli.
Proprio in merito alla questione del fisco a livello globale, in occasione del suo viaggio in Irlanda il CEO Tim Cook si è lanciato in una rara dichiarazione. L’Europa ha infatti annunciato di voler riformare la modalità di pagamento delle tasse all’interno del Continente, affinché le aziende siano costrette a versare quanto dovuto nei Paesi dove effettivamente operano, anziché dirottare le loro entrate sulle nazioni dove le aliquote sono più vantaggiose. Cook esprime un parere positivo sulla possibilità di una riforma globale del fisco, così come spiega 9to5Mac:
Credo che tutti logicamente sanno debba essere riformata, sono certamente l’ultima persona a dire che l’attuale sistema, o il sistema passato, sia perfetto.
Il riferimento è anche agli sforzi dell’OECD, l’Organisation for Economic Cooperation and Development, che sta lavorando su un piano affinché le compagnie versino le tasse nei Paesi in cui effettivamente operano. Non solo nel Vecchio Continente, ma anche nelle 130 nazioni che hanno deciso di aderire all’OECD.