Tim Cook e Papa Francesco insieme, uniti almeno sulla carta. È vero: l’ultimo Pontefice ha un debole per le telefonate e si è prestato più volta a dei selfie con dei giovani fedeli, ma cosa accomuna il CEO di Apple con la somma guida del cattolicesimo? Non un iPhone, ovviamente, bensì l’inclusione nella lista dei top 50 leader mondiali stilata da Fortune.
Va detto, fra loro vi sono ben 32 posizioni di differenza, come doveroso che sia. Nella lista “World’s Greatest Leaders” di Fortune, stilata ogni anno per individuare quelle personalità capaci di influenzare la società, trovano entrambi uno spazio. Papa Francesco è ovviamente alla prima posizione, con quel modo di comunicare innovativo rispetto ai rigidi canoni della Chiesa, tanto da occupare ogni giorno le pagine della cronaca mondiale. Tim Cook al gradino numero 33, per aver mantenuto alto il nome di Apple nonostante la dipartita di Steve Jobs. A separarli altre personalità di spicco, come Angela Merkel, Bono Vox degli U2, Bill Clinton e anche il Dalai Lama.
Non ci si soffermerà sul Pontefice, perché non è questa la sede per discutere del suo operato. Rimanendo in un’ottica “Apple-centrica”, sono queste le motivazioni addotte dalla testata per la nomina di Cook:
«Essere il successore di Steve Jobs è molto probabilmente il compito aziendale più duro degli ultimi decenni, ma Cook l’ha eseguito con un calmo aplomb. In due anni e mezzo ha mantenuto in marcia la parata dei nuovi prodotti vincenti (il Display Retina, nuovi sistemi operativi, iPhone 5) e ha scelto la salvatrice di Burberry, Angela Ahrendts, per gestire i negozi Apple.»
«That’s thinking different», questo è pensare differentemente: con un gioco di parole sul famosissimo claim di Cupertino, Fortune motiva l’inclusione nella lista Top 50. Il CEO di Apple non è però l’unico esponente dell’industria informatica a finire in lista: con lui anche Jeff Bezos di Amazon e Jack Ma di Alibaba, entrambi leader del settore del commercio in Rete.